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Plutarchus - De Alexandri Magni fortuna aut virtute » Sarpi, Paolo Pensieri medico-morali - p. 610

Sarpi, Paolo

Pensieri medico-morali


et alle forze dell'infermo. Il tempo anco dell'amministrarli con-
forme alli progressi del male si anderà attendendo.
Quando il rimedio che tu adoperi non leva l'affetto è perché
overo tu medichi il morbo, non la causa, overo perch'è un vul-
cera, che vuole il rimedio replicato, e «remedia non prosunt,
nisi immorentur
». E quando pare ch'un rimedio giovi, s'è
contra la ragione bisogna averlo per sospetto: «his quae contra
rationem levant, non oportet credere
».
Ma se un rimedio è provato per buono, se bene non opera
alla prima, bisogna continuare e non mutarlo: «non venit vul-
nus ad cicatricem in quo medicamenta tentantur
».
Nel purgare osserverai ch' «extremorum morborum extrema
remedia, nisi virium imbecillitas prohibeat
», nel qual caso
«evacuare paulatim, quia hoc tutum multum, et repente pe-
riculosum
».
Non voler gran mutazione nell'animo repentinamente, per-
ché «quae purgantur, non multitudine extimanda», ma che
«purgentur quae oportet, et facile aeger ferat», ma però non
cessare fino che non è estirpato bene il tutto, perché «quae
relinquuntur in morbis, recidivas facere solent
».
Se li remedi che usi siano buoni o no, lo conoscerai a iuvan-
tibus et laedentibus
con gl'avertimenti di Plutarco; e dove non
gioverano sappi che «quae medicamenta, idest documenta non
sanant, ferrum, idest consuetudo vi inducta sanat; quae ferrum
non curat ignis, idest partium et instrumentorum combustio et
subtractio curat; quae ignis non curat, insanabilia
». E perché

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