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Diogenes Laertius - Vitae philosophorum » Sarpi, Paolo Pensieri medico-morali - p. 621

Sarpi, Paolo

Pensieri medico-morali


picuro, chi meno curerà dimani lo ariverà alegramente, né
dire se io non prevederò sarà, et expedit che sii alla peggio sen-
za tua tristizia e timore, più tosto che sii provisto con tanta
tua turbazione.
Ogni turbazione di felicità nasce da non poter fugir il male
abominato o conseguire il bene desiderato. Quello ch'è in po-
testà tua non fa bisogno desiderarlo, «alienum est quidquid
optando venit
» le cose nostre sono le sole interne, che se
solo desidererai non resterai d<e>fraudato.
Il desiderare presupone che tu sii certo che sii bene, e pure
di nessuna cosa lo sai, che tutte sono oscure, et hai sperimen-
tato tante delle desiderate cedere in male.
E non ci è differenza alcuna che tu ottenga quanto desideri
o che tu non lo desideri, ma se pure lasci alquanto le redini al
desiderio, guarda ch'egli non sii d'opinione di quelle cose che
usandole cresce; imperò che oltre che non levano l'appetito,
anzi sono grado ad un altro, non hanno di buono, se non quello
ch'il possessore li presta del suo, e con tutto ciò che l'animo
li sapia prestare, la speranza è sempre maggiore del godimen-
to: perché le cose poi non vengono come desiderate, ma miste
con molte altre dispiacevoli, che per il più eccedono il bene, se
ben prestato dall'opinione.
E se bene considererai quello che ti manca, è pompa delle
tragedie, che se ne fa mostra, non s'usa per comodo. Gran
contento ti sarà poter con Socrate guardar oziosamente il mer-
cato, e dire «quam multis ipse non egeo»: e quando non ti
potessi persuadere di questo, e le avessi per gran cose, dì:
«quid interest magna sint, an parva, quae servire me co-
gunt?
». Se fossi in ceppi d'oro, non per questo ci saresti
volentieri.
Quel che la natura desidera è facile e parabile, e veramente
è grandissimo «non sitire, non esurire», né Giove ha di più

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