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Plato - Sophista » Sarpi, Paolo Pensieri medico-morali - p. 622

Sarpi, Paolo

Pensieri medico-morali


et a lui è prossimo «qui minime indiget» e tante populazioni
vivono come par loro deliziosamente in quella che tu reputi
indigenzia; et Epicuro restrinse li suoi desideri all'aqua e
polenta.
Di questi anco non ti curare d'abbondar, perché si trova più
contento nell'indigenza che nell'abbondanza, et è meglio ch'at-
tendi ad usar quello ch'hai, ch'a desiderare quello che non hai
e perdere il tempo presente per il futuro: e venendo la morte,
la qual pur verrà, le cose desiderate sono inutili, e «plus supe-
rest viatici, quam viae
». «Ite mortales, et magnis cogitatio-
nibus animum implete, cras morituri
».
E nell'uso dell'istromenti della vita sta il bene dell'azzione
nostra. La possessione fa due mali, l'uno che facendo attenti
alla conservazione fa scordar l'uso, e mette in timore della
perdita, onde ti sono di peso e di servitù, come la coda delle
vesti: l'altro fa che la morte ci spiaccia per lasciarle da dietro.
E quello che desidererai con queste condizioni, se ben fosse
la felicità stessa, lo farai leviter et demisse: altrimenti ti ave-
nirà quello di Bione: «Ille maxime anxiatur qui maxime se
cupit esse felicem
». E non solo ti servirà a stancar meno
l'animo, ma anco se averai da prosseguirlo ti riuscirà meglio,
perch' «omnis cupiditas sibi in id quod properat opponitur»,
et il troppo desiderio di non perdere gl'istromenti necessari
rende il godimento loro insipido.
Averai anco avertenza nelli desideri tuoi se il piacere sia per
terminare in dolore, e se il dolore sia per terminare in dolore,
e qual di loro preponderi, e se sei dubbio, governati con questi

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