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Aristoteles - Analytica posteriora » Bruno, Giordano Spaccio - p. 581

Bruno, Giordano

Spaccio de la bestia trionfante


fu stimata indegna del cielo, e di esser unita a quello che
suol trovarsegli in mezzo. Ma non tanto la Dissimulazio-
ne, di cui talvolta sogliono servirsi anco gli dèi: perché ta-
lora per fuggir invidia, biasmo et oltraggio, con gli vesti-
menti di costei la Prudenza suole occultar la Veritade.
Saulino È vero e bene, o Sofia; e non senza spirto
di veritade mostrò il Poeta ferrarese, questa essere molto
piú conveniente a gli omini, se talvolta non è sconvene-
vole a Dei:
Quantunque il simular sia le piú volte
ripreso, e dia di mala mente indìci,
si trova pur in molte cose e molte
aver fatti evidenti benefici;
e danni, e biasmi, e morte aver già tolte:
ché non conversiam sempre con gli amici
in questa assai piú oscura che serena
vita mortal tutta d'invidia piena.

Ma vorrei sapere, o Sofia, in che maniera intendi la Sim-
plicità aver similitudine del volto divino.
Sofia Per questo, che la non può aggiongere a l'es-
ser suo con la iattanza, e non può suttraere da quello
con la simulazione. E questo procede dal non avere in-
telligenza et apprensione di se stessa: come quello che è
simplicissimo, se non vuol essere altro che semplicissi-
mo, non intende se stesso. Perché quello che si sente
e che si remira, si fa in certo modo molto, e (per dir
meglio) altro et altro; perché si fa obietto e potenza, co-
noscente e conoscibile: essendo che ne l'atto dell'intel-
ligenza molte cose incorreno in uno. Però quella sem-
plicissima intelligenza non si dice intendere se stessa
come se avesse un atto reflesso de intelligente et intelli-
gibile: ma perché è absolutissimo e semplicissimo lume;
solo dumque se dice intendersi negativamente, per
quanto non si può essere occolta. La Semplicità dum-
que, in quanto che non apprende e non commenta su


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