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Alexander Aphrodisiensis - In De sensibus » Bruno, Giordano Spaccio - p. 589

Bruno, Giordano

Spaccio de la bestia trionfante


mezzo accaderà, che io serva a la republica e defension
de la patria piú con la mia voce et esortazione che con la
spada, lancia e scudo: il soldato, il tribuno, l'imperatore.
Accòstati a me tu, generoso et eroico e sollecito Timore:
e con il tuo stimolo fà che io non perisca prima dal nu-
mero de gl'illustri, che dal numero de vivi. Fà che prima
che il torpore e morte mi tolga le mani, io mi ritrove tal-
mente provisto che non mi possa togliere la gloria de
l'opre. Sollecitudine, fà che sia finito il tetto prima che
vegna la pioggia; fà che si ripare a le fenestre pria che
soffieno gli Aquiloni et Austri di lubrico et inquieto in-
verno. Memoria del bene adoperato corso della vita, fa-
rai tu che la senettute e morte pria mi tolga, che mi con-
turbe l'animo. Tu Téma di perdere la gloria acquistata
ne la vita, non mi farai acerba, ma cara e bramabile la
vecchiaia e morte».
Saulino Ecco qua, o Sofia, la piú degna et onorata
ricetta per rimediar alla tristizia e dolor che apporta la
matura etade, et all'importuno terror de la morte che da
l'ora che abbiamo uso di sensi suol tiranneggiar il spirto
de gli animanti. Onde ben disse il nolano Tansillo:
Godon quei, che non son ingrati al cielo,
e ad alte imprese non fûr freddi e rudi;
le staggion liete, allor che neve e gielo
cadon su i colli d'erbe e di fior nudi,
non han di che dolersi, ancor che pelo
cangiando e volto, cangin vita e studi.
Non ha l'agricoltor di che si doglia,
pur ch'al debito tempo il frutto coglia.

Sofia Assai ben detto, Saulino. Ma è tempo che tu
ti retiri: perché ecco il mio tanto amico nume, quella
grazia tanto desiderabile, quel volto tanto spettabile da
la parte orientale mi s'avicina.
Saulino Bene dumque mia Sofia, domani a l'ora
solita (se cossí ti piace) ne revederemo. Et io in questo


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