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Plato - Cratylus » Bruno, Giordano Spaccio - p. 638

Bruno, Giordano

Spaccio de la bestia trionfante


capitale a colui che s'applicarà alla religion della mente:
perché si trovaranno nove giustizie, nuove leggi, nulla si
trovarà di santo, nulla di relligioso; non si udirà cosa de-
gna di cielo o di celesti. Soli angeli perniciosi rimar-
ranno, li quali meschiati con gli uomini forzaranno gli
miseri all'audacia di ogni male, come fusse giustizia, do-
nando materia a guerre, rapine, frodi e tutte altre cose
contrarie alla anima e giustizia naturale: e questa sarà la
vecchiaia et il disordine e la irreligione del mondo. Ma
non dubitare Asclepio, perché dopo che saranno acca-
dute queste cose, allora il signore e padre, Dio governa-
tor del mondo, l'omnipotente proveditore, per diluvio
d'acqua, o di fuoco, di morbi, o di pestilenze, o altri mi-
nistri della sua giustizia misericordiosa, senza dubbio
donarà fine a cotal macchia, richiamando il mondo
all'antico volto».
Saulino Or tornate al proposito che tenne Iside
con Momo.
Sofia Or al proposito di calumniatori del culto
egizzio li recitò quel verso del poeta:
Loripedem rectus derideat, Aethiopem albus.
Le insensate bestie e veri bruti si ridono de noi dèi, come
adorati in bestie e piante e pietre, e de gli miei Egizzii che
in questo modo ne riconoscevano; e non considerano che
la divinità si mostra in tutte le cose: benché per fine uni-
versale et eccellentissimo in cose grandi e principii gene-
rali; e per fini prossimi, comodi e necessarii a diversi atti
della vita umana, si trova e vede in cose dette abiettissime,
benché ogni cosa, per quel che è detto, ha la divinità laten-
te in sé: perché la si esplica e comunica insino alli minimi e
dalli minimi secondo la lor capacità. Senza la qual pre-
senza niente arrebe l'essere, perché quella è l'essenza de
l'essere del primo sin all'ultimo. A quel che è detto ag-
giongo, dimandando: Per qual raggione riprendeno gli


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