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Cicero, Marcus Tullius - De oratore » Bruno, Giordano Spaccio - p. 658

Bruno, Giordano

Spaccio de la bestia trionfante


ciolo coltello, procedere di mano in mano a gli altri ce-
remoni: onde appaia con quanta religione e pie circon-
stanze sa far la bestia lui solo che non admette compa-
gno a questo affare; ma lascia gli altri con certa riverenza
e finta maraviglia star in circa a remirare. E mentre lui
è tra gli altri l'unico manigoldo, si stima essere a punto
quel sommo sacerdote a cui solo era lecito di portare il
Semammeforasso, e ponere il piè entro in Santasanto-
ro. Ma il male è, che sovente accade che mentre questi
Atteoni vanno perseguitando gli cervi del deserto, ve-
gnono dalla lor Diana ad esser convertiti in cervio do-
mestico; con quel rito magico soffiandogli al viso, e git-
tandogli l'acqua de la fonte a dosso, e dicendo tre volte:
Si videbas feram,
tu currebas cum ea:

me, quae iam tecum eram,
spectes in Galilea;

over, incantandolo per volgare in questa altra maniera:
Lasciaste la tua stanza,
e la bestia seguitaste:
con tanta diligenza
a dietro gli corresti,
che medesimo in sustanza
compagno te gli festi. Amen».

«Cossí dumque» conchiuse Giove, «io voglio che la ve-
nazione sia una virtú: atteso a quel che disse Iside in
proposito de le bestie; et oltre, perché con tanto diligen-
te vigilanza, con sí religioso culto s'incerviano, incin-
ghialano, inferiscono et imbestialano. Sia dico virtú
tanto eroica, che quando un prencipe perseguita una da-
ma, una lepre, un cervio o altra fiera, faccia conto che le
nemiche legioni gli corrano avanti; quando arà preso
qualche cosa, sia a punto in quel pensiero come avesse
alle mani cattivo quel prencipe o tiranno di cui piú te-


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