BIVIO: Biblioteca Virtuale On-Line
Biblia, Ex » Patrizi, Francesco Della retorica - p. 30r

Patrizi, Francesco

Della retorica. Dieci dialoghi di Messer Francesco Patritio


stri, che togliessero. Ma non vorrei io già, che voi per malvagio huom mi giudi-
caste, et detrattore, perché io giudichi di questa guisa. Percioché voi sapete,
ch'io non so nulla per me, ma egli è stato questo furore, che spintomisi hoggi ad-
dosso, mi ha spinto a così dire, senza sapere io, ov'io mi andassi. Sansovino. Et
quando anco voi, per voi il diceste, non vi terrei io per maligno animo. Poscia che
egli è lecito ad ogni uno, con ragione giudicar di tutto. Ma questo altro fatto co-
me sta? Patritio. Quale? Sansovino. Che gli altri parlatori non torranno dall'Ora-
tore tante cose, quante vollero i suoi maestri. Patritio. Così, che dice Cicerone que-
ste parole. “Hoc enim est proprium oratoris, quod saepe iam dixi, oratio gra-
vis et ornata, et hominum sensibus, ac mentibus accommodata.
Sansovino. Et
cotesto è tutto contrario, a quello, che dite voi. Patritio. Peraventura.
ma egli disse parimente. “Sed Oratorem plenum, atque perfectum, esse eum di-
cam, qui de omnibus rebus, possit varie, copioseque dicere
.
” Sansovino. Et cotesto
anco, vi è contrario. Patritio. Ma forse questo, è etiandio contrario al
primo detto. Sansovino. O in qual modo? Patritio. Percioché egli qui
vuole, che l'Oratore parli variamente et copiosamente, et colà, che gravemente
et ornatamente. Sansovino. Cotesto non dà impaccio. Percioché egli confonde
per lo stesso quelli nomi quasi sempre. Con ciò sia cosa che altrove anchora ci di-
cesse. “Is orator erit, mea quidem sententia, hoc tamgravi dignus nomine, qui
quaecunque res inciderit, quae sit dictione explicanda, prudenter et composi-
te, et ornate, et memoriter dicar, cum quadam etiam actionis dignitate
.
” Pa-
tritio. Et questo è, che mi confonde. Percioché que' nomi, essendo per
poco tutti fra loro differenti, non sono convenevoli a rappresentarci sol una
cosa. Sansovino. Et a cotesta minutia negli eloquenti favellatori, non si mira.
Patritio. Alla ventura. Ma egli alla ventura vi si mira bene, in colo-
ro, che altrui vogliono insegnare scientia, od arte. Sansovino. Ne questo è ne-
cessario. Patritio. Ma a me da molta noia un'altra cosa. Sansovino.
Quale? Patritio. Che nel primo luogo addotto, appose Cicerone al-
l'Oratore, un parlar grave, et ornato, senza dir di che, o dove. Et nel secon-
do, disse di che, ciò è, di tutte cose, et nel terzo, dove, ciò è ne fori, et ne
senati. Sansovino. Voi dite vero, dichiarandoci anco per quelle voci, pruden-
ter, composite, ornate, memoriter, dignitate actionis, le cinque parti dell'Ora-
torio parlare. Patritio. Mostra che si; et quanto pare ci prese qui lo
Oratore nel proprio suo mestiere. Sansovino. Così intese. Patritio.
Imperoché peraventura quella voce, quaecunque res inciderit, si dee intendere di
quelle, che quivi possono tornar bene. Sansovino. Di quelle stesse. Patritio. Ma come
e quello, che è nel primo luogo, che sia dell'Oratore proprio, il parlar ornato, et
grave? Sansovino. Et questo vi dà dubbio? Patritio. Si da per certo. Sansovino. Et perchè?
Patritio. Perché a me sembra, che sia diversa, et per poco contraria cosa, il proprio
al commune. O pure io sono errato? Sansovino. Non siete errato, ma egli è come voi


pagina successiva »
 
p. 30r