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Biblia, Ex » Patrizi, Francesco Della retorica - p. 42v

Patrizi, Francesco

Della retorica. Dieci dialoghi di Messer Francesco Patritio


infatti. Maresio. Quando? Patritio. Quando le cose vennero, sotto a monarchi. Maresio.
Io non vi intendo. Patritio. Io dico così, che mentre nella primiera antichità mon-
do, durarono i Re, et tralignando questi, i Tiranni lor figliuoli, non ha tutta
l'antichità, memoria d'alcun oratore. Maresio. Voi dite il vero. Patritio. Ma spenti
dopo lunghi anni, in alcuni paesi i Re, et i Tiranni, et venuti i popoli a governi,
l'incominciarono ad udirsi, per le piazze, et pe tribunali gli oratori; quando tro-
varono orecchie, acconcie a ricevere il lor intronamento. Et questo secondo Ari-
stotile, prima ch'altrove, in Cicilia fu. Et secondo altri in Athene, dopo che ne fu-
rono, scacciati i discendenti di Teseo, et entrò il popolo a governo. Tra quali,
i primi famosi, furono Pisistrato, et Solone. De quali colui, sì seppe intronar
il popolo balocco, et istordito dal suo grido, che se lo fe padrone. Et quindi creb-
be lo studio del dire; poscia che i più accorti Atheniesi, s'accorsero della sua po-
tenza: et si l'essercitarono. Onde ne sorse, quella famosa turba d'oratori. La
quale si estinse poi tra primi, o tra secondi Monarchi, successori d'Alessandro.
Maresio. Per lo vero, voi contate verissime cose. Patritio. Et a Roma, certo è, che re-
gnando i Re, non si nomò verun'oratore. Maresio. È certo. Patritio. Et scacciati lo-
ro, et preso gli ottimi lo stato, non vi fu huopo d'oratori. Maresio. Non fu. Patritio.
Ma poi, che salì il popolo, al reggimento; et perciò entrò la licenza: sursero gli
oratori a farsi sentire, et grandi. Ma cangiatosi lo stato nella Monarchia de gli
Imperadori, mentre durarono l'ombre della Republica primiera, durarono anco
l'ombre degli oratori. Et col tempo spente quelle del tutto, questi anco svanirono.
Et non sono più per le migliaia de gli anni, et per le centinaia mai risorti. Né
risorgeranno fino a tanto, che si spengano le Monarchie, et ripiglino i popoli go-
verni. Maresio. Gran raccontamento è stato questo o Patritio, et quanto pare, ve-
ro. Patritio. Et per ciò, io odo dire a Cicerone. “Haec una res in omni libero populo,
maximeque in pacatis, tranquillisque civitatibus praeipue semper floruit, semperque
dominata est
.
” Maresio. Voi intendeste, o Patritio queste oratorie cose, per altra mol-
to diversa via, da quello, di tutti gli altri huomini; che studiano all'eloquenza; i
quali sono hoggidì infiniti, et con tutto ciò, non vi ha veruno, che compiuto orato-
re sia. Patritio. Et non ne isperate, a questa ragione, mentre il mondo correrà in que-
sto giro. Percioché avenga, che il Petrarca risvegliasse de gli spiriti de gli oratori
sepolti da Monarchi, et da Barbari, con tutti gli altri letterati, col trovare i libri
di Cicerone; et molti altri dopo lui, habbiano tentato questa impresa, di aggiugne-
re loro, spirito et vita, non però gli hanno potuto, far partire d'intorno de sepol-
chri, ne quali furono posti da Monarchi; et intorno a quali, sono tuttavia costretti
da loro, in guisa di spiriti non purgati di vagare. Né se ne libererano, fino
a che non venga potenza popolare, a disciogliere i legami delle leggi, che gli vi
tengono legati. Maresio. Grande et nuovo divisamento è stato il vostro o Patritio,
et tanto ha faccia di vero, che egli non si può, non credere, et per me sono


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