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Biblia, 2 Cor » Ficino, Marsilio Le divine lettere - p. 514

Ficino, Marsilio

Le divine lettere del gran Marsilio Ficino


li due moti la naturale e morale contemplatione, e l'uso
si contiene. Percioché Avicenna ancora pensò che la qua-
lità del corpo assai nell'animo a poterlo far ster bene e
male, potesse, e ancora che gli effetti dell'animo, i moti,
e l'imagini, assai forza havessero a la sanità o a la infir-
mità del corpo. Oltra di questo chi sarà colui che il fine
dei Medici non vegga? Percioché la lor cura e diligenza
è il proprio vivere, e con quella il ben vivere si conserva.
Che cosa a queste migliore o più desiderabile aggiugner
si puote? Che più è a la natura propinquo e conveniente,
che guardare e conservare quello che ella ha generato?
Niuno è di voi, perfettissimi auditori, che non sappia, che
l'humana prosperità non nella possessione delle cose, ma
in un certo giocondo uso di quelle consiste. Ma sanza la
sanità niuno che savio sia non sa, niente quantunque mol-
to l'usiamo giocondo esserci. E però in quello suo in-
no de la sanità così cantò Orfeo: «Sanza te il tutto agli huomini è dannoso».
La medicina adunque quando ella o conserva o rende la
sanità, tutti i beni insieme conservare e rendere dimo-
stra. Per il che le sacrate lettere hebree ragionevolmente
pare che comandassero che il medico honorar si dovesse.
E d'Homero ben disse:
«D'un sol Medico il prezzo molti agguaglia».
Per il che voi tutti oltra modo esorto, che né a tempo, né
a denari, né a fatica in modo alcuno perdoniate, accioché
questa utilissima arte, dell'humana vita conservatrice, con
ogni vostra forza abbracciate, accioché e la vita e la pro-
sperità vosta propria, e dei vostri, e dipoi di tutti gli altri
conservare, e all'altre liberali arti, le quali sanza la sa-


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