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Simplicius - In Physicam » Plato - Timaeus » Ficino, Marsilio Le divine lettere - p. 534

Ficino, Marsilio

Le divine lettere del gran Marsilio Ficino


vuole che siano tenute per certissime e quelle cose che
ne gli altri libri per bocca di Socrate, di Timeo, di Parmeni-
de e di Zenone disputa vuole, che siano tenute verisimili.
L'eloquenza la sapienza, e l'autorità di Platone.
Lo stile di Platone come dice Aristotile è in mezzo a la
prosa e al verso, e è pieno di tanta suavità, e di tan-
ta copia, che Cicerone disse: Platone essere stato un eccel-
lentissimo autore così di intendere come di dire: e soggi-
unse, che se Giove con lingua humana havesse voluto par-
lare, con altra lingua che con quella di Platone non l'ha-
rebbe fatto. E tanta fu in lui la dottrina, che avanti a lui
con ciò sia che tutti i grandi huomini di Gretia, per impa-
rar la sapienza a genti peregrine e forestieri fussero
andati, dopo i tempi di Platone tutte l'altre nationi ad
Atene se ne andorono. E Aristotele di così maraviglioso
ingegno dotato e huomo sempre di nuove sette e oppinio-
ni desiderosissimo, essendo egli già assai ben grande anda-
to a veder Platone, lo udì venti anni continui. Aggiugne
che prima che a Platone andasse, già era nelle lettere as-
sai oltre, e dipoi non hebbe mai altro Maestro che Platone
solo. Lascio quello che da Cicerone si scrive. Io voglio piu-
tosto con Platone errare, che con gli altri haver buona
oppinione. Et ancora non dico che egli insieme con Pane-
tio lo chiama Homero de i filosofi. Lascio quel luogo di
Quintiliano, che dice: «Chi è colui, che dubbiti Platone
essere eccellente, overo per la sottigliezza del disputare,
overo per una certa divina e Homerica eleganza e facun-
dia di parlare? Perché la sua oratione assai sopra la pro-
sa, la quale i Greci chiamano oratione a piedi, si inalza,


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