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Valerius Flaccus, Gaius - Argonautica » Ficino, Marsilio Le divine lettere - p. 552

Ficino, Marsilio

Le divine lettere del gran Marsilio Ficino



Che niente è più infermo che l'Amor humano,
niente più stabile che il divino.

Al eccellente dottor di
leggie e Chiarissimo Cavaliere
M. Bernardo Bembo.


Voi mi havete scritto una epistola oratoria, Poetica, e
Amatoria. Ma voi vi scusate di non so che, che niuno vi
accusa. Guardatevi che dove un perfetto amor si ritruo-
va, non pensiate che una minima offesa mai intervenir
possa. In questo modo solo forse la charità potreste offen-
dere, se voi pensaste, mai quella non poter essere offesa.
L'humano Amore è per certo, come disse Ovidio:
«Cosa d'un'ansia tema al tutto piena»,
ma la divina charità, o vogliamo noi che S. Pauolo crede-
re, ogni cosa crede, ogni cosa spera, ogni cosa sostiene, ne
mai manca. Overo a Giovanni Evangelista che dice il timo-
re nella charità non ha stanza, ma una perfetta cha-
rità ogni timore lungi discaccia. Per questo il nostro
Aurelio Agustino grida. Solo colui niuno a lui ca-
ro mai perde, al quale tutti in colui son chari, che mai
non si perde. Ma io non so in che modo io haveva
cominciata quasi un'homelia, e gli offitii de la
charità a quell'huomo insegnava, del quale
il popolo Fiorentino si maraviglia,
come di un simulacro de la
charità, e d'un essempio
d'humanità. Marsilio
Ficino.


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