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Hesiodus - Opera et dies » Ficino, Marsilio Le divine lettere - p. 768

Ficino, Marsilio

Le divine lettere del gran Marsilio Ficino


non solamente da uno fumo, e da uno humore, ma da
tutti gli vapori e parimente da tutti gli humori, e sopra
ciò da la insoluta mole di tutte le membra è in un tempo
oppresso e gravato. Oltra ciò in quella brutta materia,
la quale da la bellezza de la bellissima mente è diversis-
sima come in un Leteo fiume è sommerso. Per il che tut-
to quel tempo, nel quale l'alto animo nel basso corpo si
vive la mente nostra come inferma, con una perpetua in-
quietudine quinci e quindi, sopra e sotto gravemente com-
mosso; dormire e sempre far pazzie gli Pittagorici e li
Platonici pensano, e tutti gli movimenti de i mortali,
tutte le loro operationi, e passioni niente altro essere,
che vertigini di infermi, sogni di addormentati, e scioc-
chezze di matti. Tale che ragionevolmente Euripide
questa vita sogno d'un'ombra chiamò. Ma conciosia che
ciascuno se inganni quelli nondimeno manco ingannati si
ritruovano, gli quali qualche volta, come farsi suole in
sonno, seco stessi dicono: «Forse che quelle cose che hora ci
mostrano: non son vere forse che al presente sognamo»:
qualunque tra coloro che sognano in tal modo è disposto
e certo appresso de gli altri tale, quale è detto da Home-
ro essere Tiresia appresso gli infernali spiriti. Solo (di-
ce egli)
costui sa
. Ma tutti gli altri come ombre, anzi pu-
re ombre veramente sen volano. Per questo il gran Da-
vitte con la grandezza de la sua mente grida: «Ogni huomo
è mendace
». Per questo il sauvissimo Salamone al quanto più de
gli altri svegliato dice: «Vanità de le vanità». L'ecclesiaste
dice: «Vanità de le vanità, è ogni cosa vanità». Per questo
Hieremia savio così li sciocchi ammonisce: «Iddio ha vedu-
to che i pensieri de gli huomini anchor che savi son vani
». Per


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