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Phaedrus » Ficino, Marsilio Le divine lettere - p. 781

Ficino, Marsilio

Le divine lettere del gran Marsilio Ficino


cioché il mio cuore, qualche buona parola produca, quel-
la sentenza del sommo bene di sopra detta brievemente
confermerò. Tutte le sacre littere, così appreso gli Giu-
dei come gli Christiani gridano, che la sapienza se Iddio
non l'insegna imparar non si può, e per quello da lui so-
lo con fede cercarsi debbe, con speranza domandare, e con
charità battere. Il che considerando il nostro Platone, né
ne i suoi studii confidato, né le sue preghiere che a Id-
dio ogni giorno faceva, la sola sapienza con speranza a
Iddio domandava in quella cosa poetando gentilissima-
mente Orfeo cantò la sapienza del capo del sommo Gio-
ve esser nata, e le Muse anchora da Giove haver princi-
pio, e di Giove esser il tutto pieno. E tu se forse da ciascu-
no quella sapienza acquistar potessi benché non perfet-
tamente, commodamente almeno da quel tuo amico ac-
quistarla potresti. Ma in che modo da colui la sapienza
imparerai, a cui in un corpo non mai sano sempre sta una
insana mente. E poco fa (essendo egli de l'animo prima
poi de lo stomaco, e de li membri tutti non poco indebo-
lito e infermo,) volse col suo volubile animo, il cielo fer-
mare. E perché egli, da l'aere di tutti gli altri e le men-
ti manco fermo la fermezza cerca, meritamente
sin qui in vano la cerca. Ma tu in tanto in-
sieme col tuo Augustino dì, che il po-
tente Iddio è la nostra fer-
mezza
. Et io similmen-
te farò il mede-
simo.
Marsilio Ficino.


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