BIVIO: Biblioteca Virtuale On-Line
Aretino, Pietro - Marescalco » Ficino, Marsilio Le divine lettere - p. 993

Ficino, Marsilio

Le divine lettere del gran Marsilio Ficino


nerar cose triste. Ma per la sua sterilità non potendo,
lamentandosi de la sua sorte chiamò in aiuto la fortuna,
col favor de la quale cominciò a generare cose triste, e
le generava a contrario modo, che il bene non genera-
va le buone. Perché e si vede che i beni mostrano il be-
ne, e al bene ogni cosa riferiscono, et hanno la virtù, e
che tra loro sono concordanti, e dietro a loro hanno il pia-
cere. Contra queste cose adunque gli oppose le contrarie,
cioè la discordanza, l'impedimento, una innumerabil tur-
ba, e una impatienza di sostenere il bene, e una dappo-
caggine a poter in un tempo a varii beni attendere. Fi-
nalmente pose il piacere davanti, riprendendo insieme
col male, il propio bene, che egli l'esca del bene occulta-
va havesse, ponendola dietro a li beni, potendola forse
assai più ragionevolmente metterla davanti. Ma il bene
accioché il suo regno dal male non fusse guasto, deli-
berò prima patire i mali, accioché questi due contrarii,
cioè il male e'l bene si offendessero, non potendo il bene
al bene esser contrario, et anchora accioché un male
non solo un altro male consumasse ma anchora se stesso.
Perché o sia per difetto, o per eccesso finalmente egli
ruina il fondamento, dal quale è sostenuto non potendo
da quello stare separato. E di qui nasce che'l male non
può per virtù essere infinito, e il bene sì. Finalmente or-
dinò, che i mali benché l'esca del piacere mostrino, bre-
vemente nondimeno in perpetuo dolore si convertano.
Questo significò Pittagora dicendo: «Astienti da l'anima
de la coda negra
», cioè da i vitii.


pagina successiva »
 
p. 993 [II, 159r]