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Biblia, Col » Ficino, Marsilio Le divine lettere - p. 398

Ficino, Marsilio

Le divine lettere del gran Marsilio Ficino


E il medesimo il celeste Platone ancora m'insegna. Perciò
che vogliate voi il Cielo risguardare, quivi Mercurio
de l'Eloquenza maestro vedrete, e ancora de la cetara in-
ventore. Costui adunque se mai a noi quando parla ci
fusse lecito udire sentirerno, che egli spesso ne le sue pa-
role alcuni suoni de la sua Cetara mescola. Massime che
egli si a Febo de la più grave e degna musica padre, cioè
de la Poesia, si a Venere d'un'altra più leggiera madre,
o vero al tutto si congiunga, o vero al meno vicino s'acco-
sta. Overo che il celeste Platone vogliate ascoltare, sub-
bito il suo stile conoscerete come disse Aristotile nel me-
zo ala Prosa, e il vero esser posto, conoscerete l'oratio-
ne Platonica (come afferma Quintiliano ) molto sopra la
Prosa, e sopra la bassa oratione inalzarsi. Talché il no-
stro Platone, non da humano ingegno, ma più tosto da
un divino oracolo, pare che sia stato istigato e mosso. E
questo tal mescolamento, o temperamento, tanto in Plato-
ne a Cicerone piacque, che egli disse che se Giove con lin-
gua humana parlare havesse voluto, non con altra lingua
che con quella di Platone havrebbe parlato
. Lascio di dire
che Moisé, Iacob, Salamone, Isaia, Ieremia, Daniel, Eze-
chiel, e quasi tutti gl'altri Profeti Hebrei, e ancora Mer-
curio piu sapiente di tutti gl'Egittii. Similmente in Gre-
cia Gorgia, Isocrate, Herodoto, Aristotile e molti altri,
finalmente tra gli latini a le volte Tullio, spesse volte
Tito Livio, Apuleio, San Girolamo, Boetio Filosofo gran-
dissimo la prosa con alcuni numeri de i versi ornarono.
Il che per quello fecero, accioché l'oratione, percioché
ella è sciolta, con più libero piede spesse volte caminan-
do, più facilmente dove desiderava e più tosto arrivasse.


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p. 398 [I, 188r]