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Machiavelli, Niccolò

L'Arte della guerra


gni. Né istimavano gli antichi cosa piú felice in una republica,
che essere in quella assai uomini esercitati nell'armi; perché non lo
splendore delle gemme e dell'oro fa che i nimici ti si sottomettono,
ma solo il timore dell'armi. Dipoi, gli errori che si fanno nell'altre
cose si possono qualche volta correggere; ma quegli che si fanno nella
guerra, sopravvenendo subito la pena, non si possono emendare.
Oltre a questo, il sapere combattere fa gli uomini piú audaci, perché
niuno teme di fare quelle cose che gli pare avere imparato a fare.
Volevano pertanto gli antichi che i loro cittadini si esercitassono in
ogni bellica azione, e facevano trarre loro contro a quel palo dardi
piú gravi che i veri; il quale esercizio, oltre al fare gli uomini esperti
nel trarre, fa ancora le braccia piú snodate e piú forti. Insegna-
vano ancora loro trarre con l'arco, con la fromba, e a tutte queste co-
se avevano preposti maestri, in modo che poi, quando egli erano elet-
ti per andare alla guerra, egli erano già con l'animo e con la disposi-
zione soldati. Né restava loro ad imparare altro che andare negli
ordini e mantenersi in quegli, o camminando o combattendo; il che
facilmente imparavano mescolandosi con quegli che, per avere piú
tempo militato, sapevano stare negli ordini.
Cosimo. Quali esercizii faresti voi fare loro al presente?
Fabrizio. Assai di quegli che si sono detti, come correre e fare
alle braccia, fargli saltare, fargli affaticare sotto armi più gravi che l'or-
dinarie, fargli trarre con la balestra e con l'arco; a che aggiugnerei lo
scoppietto, instrumento nuovo (come voi sapete) e necessario; e a
questi esercizii assuefarei tutta la gioventú del mio stato, ma con mag-


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