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Basilius Magnus - Homiliae in Hexaemeron » Giovio, Paolo Dialogo dell'imprese - p. 95

Giovio, Paolo

Dialogo dell'imprese militari et amorose


ni ricevuti negli alloggiamenti dalle fanterie Spa-
gnuole nel Piacentino e Parmigiano, dove vivendo i
soldati a discretione, né rimediando il Marchese alla
troppo licenza militare, haveano miserabilmente sac-
cheggiato quasi tutto il paese, si volse vendicare con
posporlo. Perché egli, sdegnato, si rammaricò molto di
S. Santità in questo modo: Io mi potrei pentire di non
essere intervenuto al sacco di Roma, quando mi partì
et abandonai le genti, rifiutando quel Capitanato, co-
me buono Italiano, per non esser presente all'ingiurie
e danni che si preparavano al Papa. E consolandolo io,
mi rispose: S'io non sono stato aiutato a montare in al-
to per la bontà mia, almeno restando capo Generale
di questa invitta fanteria, non mi si potrà torre che
nelle fattioni della guerra nessun m'avanzi. E perciò
m'astrinse a trovargli un'impresa accommodata a
questo suo pensiero. Parsemi molto a proposito uno
Struzzo messo in corso, che (come dice Plinio) suol cor-
rendo farsi vela con l'ali per avanzare ogni animale
nel corso, poi che havendogli la natura dato le penne,
non si può alzare a volo come gli altri uccelli; e così
gliene diedi con questo motto:   Si sursum non
efferor alis, cursu saltem prae-
tervehor omnes
. E fu tanto più grata
perché haveva bellissima vista nel ricamo, ch'era di
rilievo nelle sopraveste e barde.


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