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Aristoteles - De iuventute et senectute » Giovio, Paolo Dialogo dell'imprese - p. 107

Giovio, Paolo

Dialogo dell'imprese militari et amorose


rispose che lo spirto era pronto e la carne non inferma,
ma che poteva dir quella parola dell'Evangelio: Ne-
mo nos conduxit
. All'hora il S. Marchese
lo fece Generale di tutti i cavalli leggieri nella guer-
ra del Piemonte, dove il Duca innanzi che partisse
mi domandò un'impresa per lo stendardo. E per ha-
vergli detto il Marchese che tre cose convenivano a
tal Capitano, cioè ardire, liberalità e vigilanza, ri-
spos'io: Non gli ricordate, Signore, né la liberalità né
l'ardire (havendole egli apparate da voi), né anche la
vigilanza, perché egli ha da natura di levarsi innan-
zi giorno, o per andare a caccia o per levarsi tosto dal
luogo ove dorme. Sopra che si rise un poco; ma la vigi-
lanza che voglio dir io comprende ogni cura che si
prende per non esser colto all'improviso, e per poter
cogliere altri. Fecigli dunque per impresa una Gru
da metter nello stendardo col pié manco alzato, con
un ciottolo fra l'unghie, rimedio contra il sonno, come
scrive Plinio di questi uccelli maravigliosamente av-
veduti; e col breve intorno che dice:   Officium
natura docet
.


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