BIVIO: Biblioteca Virtuale On-Line
Petrarca, Francesco - Triumphi » Galilei, Galileo A Cristina di Lorena - p. 1021

Galilei, Galileo

Lettera a Madama Cristina di Lorena (1615)


dida; la qual imaginazione conferma in ultimo, o, per meglio dire,
si persuade di confermare, con varii luoghi della Scrittura, li quali
gli par che non si potessero salvare, quando la sua opinione non
fusse vera e necessaria. Tuttavia, che la Luna sia per se stessa
tenebrosa, è non men chiaro che lo splender del Sole.
Quindi resta manifesto che tali autori, per non aver penetrato
i veri sensi della Scrittura, l'avrebbono, quando la loro autorità
fosse di gran momento, posta in obligo di dover costringere altrui
a tener per vere, conclusioni repugnanti alle ragioni manifeste ed
al senso: abuso che Deus avertat che andasse pigliando piede o
autorità, perché bisognerebbe vietar in breve tempo tutte le scienze
speculative; perché, essendo per natura il numero degli uomini
poco atti ad intendere perfettamente e le Scritture Sacre e l'altre
scienze maggiore assai del numero degl'intelligenti, quelli, scor-
rendo superficialmente le Scritture, si arrogherebbono autorità di
poter decretare sopra tutte le questioni della natura, in vigore di
qualche parola mal intesa da loro ed in altro proposito prodotta
dagli scrittori sacri: né potrebbe il piccol numero degl'intendenti
reprimer il furioso torrente di quelli, i quali troverebbono tanti
più seguaci, quanto il potersi far reputar sapienti senza studio
e senza fatica è più soave che il consumarsi senza riposo intorno
alle discipline laboriosissime. Però grazie infinite doviamo render
a Dio benedetto, il quale per sua benignità ci spoglia di questo
timore, mentre spoglia d'autorità simil sorte di persone, riponendo
il consultare, risolvere e decretare sopra determinazioni tanto im-
portanti nella somma sapienza e bontà di prudentissimi Padri e
nella suprema autorità di quelli, che, scorti dallo Spirito Santo,
non possono se non santamente ordinare, permettendo che della
leggerezza di quelli altri non sia fatto stima. Questa sorte d'uomini,
per mio credere, son quelli contro i quali, non senza ragione, si
riscaldano i gravi e santi scrittori, e dei quali in particolare scrive
san Girolamo: "Hanc" (intendendo della Scrittura Sacra) "gar-
rula anus, hanc delirus senex, hanc sophista verbosus, hanc uni-
versi praesumunt, lacerant, docent antequam discant. Alii, adducto


pagina successiva »
 
p. 1021