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Varchi, Benedetto

L'Hercolano


ricchissimi doni, diritto publicamente una statua e, havendo inteso che i
Tebani suoi cittadini per lo sdegno o più tosto invidia presa di ciò con-
dennato l'haveano, gli mandarono incontanente il doppio più di quello
che egli per conto di cotale condennagione era stato constretto a pagare;
e io, se stesse a me, conforterei chi può ciò fare che non solo a' Toscani
concedesse, ma eziandio a tutti gli Italiani il nome della lingua fiorenti-
na, solo che essi cotal benefizio da lui e dalla sua città di Firenze ricono-
scere volessero.
Conte. Cotesto sarebbe ragionevole. Ma ditemi, gli Italiani non
intendono tutti il parlare fiorentino?
Varchi. Diavol è; perché volete voi che, se noi non intendiamo i
Nizzardi e alcuni altri popoli d'Italia, essi intendano noi? Udite
quello che scrisse il Florido, mortalissimo nemico della lingua volgare:
Nec enim in tota Italia, si hac lingua utaris, intelligere. Quid enim, si
Apuliam aut Calabriam concedas, et vernaculo hoc idiomate loquare?
nae omnes te Syroph<o>enicem aut Arabem arbitrentur
. E poco di sotto
soggiugne: Quid si in Siciliam, Corsicam aut Sardiniam naviges? et vul-
garem hanc linguam crepes? non magis mehercule sanus videberis,
quam qui insanissimus
. Ma ponghiamo che tutti gli Italiani
intendano il parlar fiorentino; che ne seguirà per questo?
Conte. Che in tutta Italia sia una medesima lingua naturale.
Varchi. Voi non vi ricordate bene della divisione delle lingue,
che vi ricordereste che non basta intendere una lingua, nè favellarla
ancora, a volere che si possa chiamare lingua natìa, ma bisogna intender-
la e favellarla naturalmente, senza haverla apparata da altri che dalle


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