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Aretino, Pietro - La cortigiana » Varchi, Benedetto L'Hercolano - p. 948

Varchi, Benedetto

L'Hercolano


Francia come l'Italia non harebbono lingue proprie. Ma il Trissino
usa un altro essempio in volendo mostrare che la lingua non si potrebbe
chiamare fiorentina, quando vi fussero entro non che tante e tante, ma
pur due parole sole forestiere; dicendo che se fra cento fiorini d'oro fos-
sero due grossi d'argento solamente, non si potrebbe dire con verità tutti
quegli essere fiorini.
Varchi. Gli esempli non mancano mai, ma furono trovati per
manifestare le cose, non per provarle, onde non servono a oscurare le
chiare, ma a chiarire le oscure. Ditemi voi, se quei due grossoni d'argen-
to per forza d'archimia o arte di maestro Muccio diventassero d'oro, non
si potrebbono eglino chiamare poi tutti fiorini?
Conte. Sì, ma l'arte di maestro Muccio sono bagattelle e fraccur-
radi, e l'archimia vera non si truova.
Varchi. Le lingue n'hanno una, la quale è verissima e, senza con-
gelare mercurio o rinvergare la quinta essenza, riesce sempre, percio-
ché ogni volta che accettano e mettono in uso qual si voglia parola fore-
stiera, la fanno divenire loro.
Conte. Non si può negare, ma elle non saranno mai così proprie,
come le natìe.
Varchi. Basta che elle saranno o come i figliuoli adottivi, che
pure sono legittimi e redano, o come quei forestieri che sono fatti o da'
principi o dalle Republiche cittadini, i quali col tempo divengono bene
spesso degli anziani, e de' più utili e più stimati della città. Non
sapete voi che per una legge sola d'Antonino Pio tutti gli huomini ch'e-
rano sotto l'Imperio Romano furono fatti cittadini romani?
Conte. Sì so; ma Antonino era imperadore e lo poteva fare; dove
il Trissino, negando ciò della lingua toscana, non che della fiorenti-
na, dice queste parole: Dico, prima, che io non so pensare per qual


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