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Biblia, Mt » Varchi, Benedetto L'Hercolano - p. 957

Varchi, Benedetto

L'Hercolano


Dante scrisse pure la canzone in lingua trina.
Varchi. Alcuni dicono che ella non fu di Dante; ma fusse di chi si
volesse, ella non è stata e non sarà gran fatto imitata.
Conte. Havete voi esemplo nessuno alle mani, mediante il quale
si dimostrasse così grossamente ancora a gli huomini tondi che Dante e
gli altri scrissero in lingua fiorentina?
Varchi. Piglinsi le loro opere, e leggansi alle persone idiote e per
tutti i contadi di Toscana e di tutta Italia, e vedrassi manifestamente che
elle saranno di gran lunga meglio intese in quegli di Toscana, e partico-
larmente in quello di Firenze, che in ciascuno degli altri; dico non quanto
alla dottrina, ma quanto alle parole e alle maniere del favellare.
Conte. Messer Lodovico Martegli usò cotesto argomento proprio
contra il Trissino; ma egli nel Castellano lo niega, affermando che le
donne di Lombardia intedeano meglio il Petrarca che le Fiorentine; che
rispondete voi?
Varchi. Che egli scambiò i dadi; ma come colui che non devea
essere troppo solenne barattiere, non lo fece di bello, ma sì alla scoperta
che ogni mezzano non dico mariuolo o baro, ma giucatore l'harebbe
conosciuta e fattogli rimetter su i danari. Il Martello intende naturalmen-
te e degli idioti e de' contadini, e il Trissino piglia le gentildonne e quelle
che l'haveano studiato; che bene gli harebbe, secondo che io penso, con-
ceduto il Martello che più s'attendeva, e massimamente in quel tempo,
alla lingua fiorentina in Lombardia e meglio s'intendea da alcuno parti-
colare che in Firenze comunemente. Ma facciasi una cosa la quale
potrà sgannargli tutti; piglinsi scritture o in prosa o in verso scritte natu-
ralmente e da persone idiote di tutta Italia, e veggasi poi quali s'avvicina-


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