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Orpheus - Argonautica » Varchi, Benedetto L'Hercolano - p. 962

Varchi, Benedetto

L'Hercolano


'l Trissino lo nieghi. E chi vuole chiarirsi e accertarsi di maniera
che più non gli rimanga scrupolo nessuno, legga il nono, il decimo, l'un-
decimo, il dodicesimo e tredicesimo capitolo del Convivio. E chi
vuole credere più tosto al Boccaccio che a Dante proprio, legga il XV
libro delle Genealogie sue, dove egli dice, benché latinamente, che
Dante scrisse la sua Commedia in rime e in idioma fiorentino; e il mede-
simo Boccaccio nella Vita di Dante dice espressamente che egli comin-
ciò la sua Commedia in idioma fiorentino e compose il suo Convivio in
fiorentin volgare; e Dante stesso scrisse nel X canto dell'Inferno d'es-
sere stato conosciuto da Farinata per Fiorentino solamente alla favella,
dicendo:
O Tosco, che per la città del foco
Vivo ten vai così parlando honesto,
Piacciati di restare in questo loco;
La tua loquela ti fa manifesto
Di quella nobil patria natìo,
Alla qual forse fui troppo molesto.

Dove si conosce manifestamente ch'egli distingue la loquela fioren-
tina da tutte l'altre; ed è da notare che egli disse prima Tosco per la spe-
zie, poi descende all'individuo per le cagioni dette di sopra lungamente;
e nel trentatreesimo fa dire al conte Ugolino queste proprie parole:
Io non so chi tu sie nè per che modo
Venuto sei quaggiù, ma Fiorentino
Mi sembri veramente quando io t'odo;


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