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Galenus, Claudius (Pseudo) - De ordine utriusque ordinis » Varchi, Benedetto L'Hercolano - p. 537

Varchi, Benedetto

L'Hercolano


due staffe, si desse altro gastigo che fargli dividere per metà col suo
compagno quel prezzo che Cesare pagato gli havea. Soggiugne
ancora che un altro buono homiciatto, mosso da cotale essempio,
cominciò a insegnare la medesima salutazione a un suo corvo; ma perché
egli non l'imparava, lamentandosi d'haver gittato via il tempo e i danari,
diceva: "Opera et impensa periit". Finalmente, havendo imparato,
salutò Cesare che passava e, havendo Cesare risposto: "Io ho in casa di
cotali salutatori pure assai", il corvo, sovvenutogli di quello che solea
dire il suo padrone, soggiunse: "Opera et impensa periit"; per le quali
parole Cesare cominciò a ridere e lo fece comperare molto più che non
haveva fatto gli altri. Se queste sono storie e non favole, si può
dire che anche degli animali favellino.
Varchi. Qual volete voi maggiore o più bella che quel pappagallo
che al tempo de' padri nostri comperò il cardinale Ascanio in Roma
cento fiorini d'oro, il quale, secondo che racconta messer Lodovico
Celio, huomo di molta e varia letteratura, nel terzo capitolo delle sue
Antiche Lezzioni, pronunziava tutto quanto il Credo non altramente che
harebbe fatto un huomo ben letterato? E con tutto ciò, questo non
si chiama nè è favellare, ma contraffare e rappresentare le parole altrui


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