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Aristoteles - De divinatione per somnum » Varchi, Benedetto L'Hercolano - p. 587

Varchi, Benedetto

L'Hercolano


venuto di Provenza a questo effetto, non è però stato ancora ricevuto da
gli autori nobili di Toscana, se non da pochissimi e di rado, e pure è bello
e, se non necessario, molto proprio, perché svillaneggiare o dir villa-
nia, minacciare, oltreggiare
e sopraffare, o vero soperchiare di parole, e
altri tali non mi pare che habbiano quella forza et energia (per dir così),
nè anco quella proprietà e grandezza che bravare; e in somma egli mi
pare un bravo verbo, se bene le sue braverie sono state infin qui a cre-
denza; e quei bravoni o bravacci che fanno il Giorgio su per le piazze, e
si mangiano le lastre, e vogliono far paura altrui coll'andare e colle
bestemmie, faccendo il viso dell'arme, si dicono cagneggiarla o fare il
crudele
.
Conte. Come direste voi Fiorentini nella vostra lingua quello che
Terenzio nell'altrui: inieci scrupulum homini?
Varchi. Io gli ho messo una pulce nell'orecchio; dicesi ancora
mettere un cocomero in corpo; onde coloro che non vogliono stare più
irresoluti, ma vederne il fine e farne dentro o fuora e finalmente cavarne
(come si dice) cappa o mantello dicono: sia che si vuole, io non voglio
star più con questo cocomero in corpo
; e se volete vedere come si deono
dire queste cose in lingua nobile e leggiadramente, leggete quel sonetto
del Petrarca che comincia: Questa humil fera etc.
Conte. E quello che Plauto disse: versatur in primoribus
labiis,
cioè 'io sto tuttavia per dirlo e parmene ricordare, poi non lo
dico, perché non me ne ricordo'?
Varchi. Io l'ho in su la punta della lingua.


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