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Pietro d'Abano - In Problemata » Varchi, Benedetto L'Hercolano - p. 704

Varchi, Benedetto

L'Hercolano


medesima quantità'; benché hoggi si possa dire che ella sia più tosto
perduta che smarrita; assiso, assai, almeno, anzi, appresso, cioè 'dopo',
allontanarsi, abbandonare, abbracciare, assicurare, balìa, per 'potestà',
battaglia, per 'conflitto' o vero 'giornata', che hoggi si dice fatto d'arme;
bisogna nome e bisognare verbo, brama e bramare, biasmo e biasmare,
battere, bastare, banco, bianco, brullo
e bastone, onde bastonare; cam-
mino
, cioè 'viaggio', coraggio, per 'cuore', cortese e cortesia, benché
Dante dica nel Convivio ciò esser venuto dalle corti e cortesia non signi-
ficare altro che 'uso di corte', onde nacque il verbo corteggiare, per
'seguitare le corti', e corteseggiare, per 'usar cortesia'. E similmente
sono nomi e verbi provenzali cavaliere, cavalcare, combattere, comin-
ciare
e cangiare, destriero, dannaggio, diporto, drittura, cioè 'giustizia',
drappi, danza e danzare, desire e desirare, che si dice ancora disio e
disiare, dimandare, fianchi, per quello che i Latini dicevano latera,
feudo, folle, follia, onde folleggiare, franco e francamento, fino e fine,
usato da quella lingua spessissime volte, come fine amore, forza e forza-
re, forte
, cioè 'assai', come disse il Petrarca:
Io amai sempre e amo forte ancora.
E così, finalmente, guercio, per quello che da' Latini era chiamato
strabo, gagliardo e gagliardia, inverno, incenso, per quello che i Latini
dicevano thus, legnaggio, in luogo di 'prosapia', lealtà o leanza e leale,


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