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Averroes - In De divinatione per somnum » Varchi, Benedetto L'Hercolano - p. 734

Varchi, Benedetto

L'Hercolano


Ho detto preposta al verbo quasi sempre e non assolutamente, per-
ché alcuni vogliono che si possa ancora posporre, come dissil? cioè 'dis-
silo io?'; ma in cotale essempio si può dire che vi sia più tosto la parti-
cella lo priva della sua vocale che la il, levata la i. Della sesta e ulti-
ma particella de' sei articoli o vero pronomi relativi, la quale è posta
anco nel secondo luogo, favellaremo parlato che harò delle sei particelle
ultime, cioè mi, ti, si, vi, ci, ne, le quali sono, sì come i pronomi donde
elle dirivano, d'amendue i generi, cioè del maschio e della femmina,
secondo la persona che favella, o preposte o posposte che siano al verbo.
Dico per tanto che la mi non si truova se non nel numero singolare,
come anco la ti, sua compagna; e solamente in due casi, nel dativo e nel-
l'accusativo; nel dativo significa 'a me', come mi diede o diedemi. Il
Petrarca:
Nè mi vale spronarlo o dargli volta;
e altrove:
Piovommi amare lagrime dal viso,
in luogo di piovonomi, cioè 'piovono a me'; onde alcuni lo scrivono con
la lettera n e alcuni con due m, come ancora sommi accorto, cioè 'mi
sono accorto', nel singulare, e:
Sommi i begli occhii vostri Euterpe e Clio,


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