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Averroes - In De divinatione per somnum » Varchi, Benedetto L'Hercolano - p. 737

Varchi, Benedetto

L'Hercolano


e quando pure porre vi si dovesse, più tosto si direbbe stavami io che io
stavami
; onde il Petrarca:
Qual mi feci io? quando primier m'accorsi,
e non qual fecimi io. Ma per tornare donde partii, mi significa alcu-
na volta 'me', nel quarto caso, come mi tenne o tennemi, cioè 'tenne me'.
Dante:
Fecemi la divina Potestate,
cioè 'fece me'; e il Petrarca:
fecemi, ohimè lasso,
D'huom quasi vivo e sbigottito sasso;

e il medesimo:
Gitta'mi stanco sopra l'herba un giorno,
cioè 'gittai me'; benché in questo luogo sarà peravventura migliore spo-
sizione 'mi gittai'; perché nel significato nel quale lo piglia qui il
Petrarca non si dice io getto, ma io mi getto, e così non sarrebbe affisso
e, se pur fusse, sarebbe di quegli senza caso o persona; ma questo poco
importa. Quello che voi havete a notare è che ogni volta che il mi è
veramente affisso, ciò è congiunto dietro al verbo, e va sotto un medesi-
mo accento con esso lui, i poeti mutano, quando bene loro torna, la voca-
le i in e, e dicono non parmi, ma parme, non valmi, ma valme; e così
degli altri, come si può vedere in quel sonetto:


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