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Themistius - In De anima » Varchi, Benedetto L'Hercolano - p. 764

Varchi, Benedetto

L'Hercolano


Potea innanzi a lei andarne etc.,
ciò è 'di qui' e in altri modi somiglianti.
Conte. Alla buona, che messer Annibale seppe che dirsi, quando
a carte 110 della sua Apologia avvertì il Castelvetro che dovesse mirar
bene alla pregnezza di quella particella ne, mostrandogli che queste sono
gioie, non quelle che egli vanamente e senza alcun frutto, anzi bene spes-
so con non picciol danno considera. Ma voi, per quanto mi par di vedere,
l'havete fatta sgravidare e spregnare.
Varchi. Figliare dovevate dire, o più tosto partorire, quanto alla
lingua, ma quanto alla verità non abortare o disperdersi, come dite voi
altri, ma sconciare, imperoché fino a qui havete veduto solamente gli
affissi scempii e non i doppii, i quali come sono più leggiadri così sono
ancora più faticosi e in essi ha la particella ne la sua parte. Della
quale non vi voglio dire altro, se non che ella di sua natura è tanto schifa
e ha così in odio la vocale i che mai non la vuole nè la pate avanti di sé,
anzi sempre la muta e rivolge nell'e chiusa in tutte queste particelle dette
di sopra mi, ti, si, ci, vi, le quali postele dinanzi divengono necessaria-
mente me, te, se, ce, ve; e il medesimo dico delle particelle la, le, li, lo,
gli
, tanto nel maggior numero quanto nel minore.
Conte. Voi mi fate maravigliare; ma, per dirne il vero, io non
intendo ancora questi affissi, nè gli scempii nè i doppii, e vi scongiu-


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