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Aristoteles - De anima » Biblia, 1 Cor » Varchi, Benedetto L'Hercolano - p. 787

Varchi, Benedetto

L'Hercolano


E con un salto poi t'apprendi e sbalzati,
ponendo nel primo luogo l'affisso improprio e il proprio nel secondo; e
altrove disse:
Vedi il monton di Frisso, e segna e notalo,
dove al primo verbo segna non pose l'affisso, parendogli che bastasse,
come nel vero fa, porlo al secondo o vero all'ultimo, cioè al verbo nota.
Piacquegli ancora, nella fine di quelle rime che egli nell'ultimo
luogo della sua Arcadia divinamente tradusse dal Meliseo del Pontano,
dire in persona di lui:
I tuoi capelli, oh Filli, in una cistula
Serbati tengo, e spesso, quando io volgogli,
Il cor mi passa una pungente aristula,

ponendo il pronome io dinanzi all'affisso proprio volgogli, il che, come
di sopra vi notai, si suole usare di rado.
Conte. Io havea sentito, come di sopra vi dissi, biasimare scon-
ciamente l'Arcadia e perciò non mi curava di leggerla. Ora, havendolami
voi cotanto lodata, la voglio vedere a ogni modo; ma a fine che io non
m'ingannassi, piacciavi farmi avvertito quali sono quegli affissi che in
ella diceste essere parte poco regolati e parte troppo licenziosi.
Varchi. Chi biasima sconciamente le rime a sdrucciolo del
Sannazzaro, debbe acconciamente lodare quelle del Serafino. Io per
me non le leggo mai senza somma maraviglia e dilettazione.
Conte. Io ho pure inteso che elle non piacevano al Bembo
vostro.


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