Varchi, Benedetto

L'Hercolano

fallo è cotale oppenione), come io credo.
Conte. Che direte dunque di messer Annibale?
Varchi. Che dove messer Lodovico si può scusare, il Caro si
deve lodare.
Conte. Quale è la cagione?
Varchi. Perché l'oppenione sua è la migliore, come s'è conchiuso
di sopra; poi messer Annibale non riprende il Castelvetro semplicemente,
ma come colui che voglia fare della lingua fiorentina e dell'altre il gon-
faloniere, il satrapo, il Macrobio, l'Aristarco e gli altri tanti nomi che
si truovano sparsamente nella sua Apologia; le quali cose niega il Caro, e
con verità, che si possano fare da uno il quale o non sia nato o non hab-
bia praticato in Firenze; e quando mille volte fare si potessero, ne segui-
rebbe bene che il Castelvetro fare le potesse, ma non già che le facesse.
Leggete quello che dice di questo fatto messer Annibale a facce
151 e molto più chiaramente a facce 167, le cui parole sono queste, nelle
quali sono ristrette in somma e racchiuse in sostanza tutte le cose che
infin qui di questa materia dette si sono; però consideratele bene:

Vedete,
gramatico e favellator toscano che voi sete! e forse che non vi presumete
di farne il maestro e d'allegarne anco l'uso, come se vi fuste nato o
nodrito dentro e 'l modo tutto con che se ne deve ragionare e scrivere
fusse compitamente nelle sole osservanze che voi solo n'havete fatte?
Non v'accorgendo che per fare una profession tale non basta che voi ne
sappiate le voci solamente nè la proprietà di ciascuna d'esse, che biso-
gna sapere anco in che guisa s'accozzano insieme e certi altri minuzzoli
come questi che si son detti, i quali non si trovano nel vostro zibaldone
nè anco in su i buoni libri tal volta. L'osservazion degli autori è necessa-
ria, ma non ogni cosa v'è dentro; e altra quello che si truova scritto da
loro, è di più momento e di più vantaggio che non pensate l'havere havu-
to mona Sandra per balia, maestro Pippo per pedante, la Loggia per

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