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Aristoteles - De coelo » Varchi, Benedetto L'Hercolano - p. 820

Varchi, Benedetto

L'Hercolano


Conte. Gran cosa è questa!
Varchi. E' vi parrà maggiore quest'altra.
Conte. Quale?
Varchi. Aristotile nel terzo libro della Retorica, trattando della
locuzione oratoria, usa questo medesimo verbo, dicendo (poi che 'l
Castelvetro vuole che s'alleghino le parole grece): ἔστι δ'ἀρχὴ τῆς
λέξεος τὸ ἑλληνίζεινν

Conte. Io per me harò più caro che mi diciate volgarmente il sen-
timento.
Varchi. Il sentimento è nella nostra lingua che 'il principio o vero
capo e fondamento della locuzione, o volete del parlare, è il bene e cor-
rettamente favellare'.
Conte. Donde cavate voi quel bene e correttamente?
Varchi. Dalla natura delle cose, dalla forza del verbo e dall'usan-
za del favellare. Che vorrebbe significare e che gentil modo di dire
sarebbe: il principio, o il capo, o il fondamento della locuzione è il favel-
lare
?
Conte. Queste sono cose tanto chiare che io comincio a credere,
come voi, che la risposta fusse fatta da beffe e che il Castelvetro inten-
desse questo luogo così agevole, ma non lo volesse intendere. Coloro che
tradussero la Retorica in latino, confrontonsi eglino con esso voi?
Varchi. Messer no, ma io con esso loro. Udite come lo 'nterpe-
trò, già sono tanti anni, messer Hermolao Barbaro, huomo per la cogni-
zione delle lingue e per la dottrina sua di tutte le lodi dignissimo: Caput
vero, atque initium elocutionis est emendate loqui.
Vedete voi che egli


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