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Lucretius Carus, Titus - De rerum natura » Varchi, Benedetto L'Hercolano - p. 831

Varchi, Benedetto

L'Hercolano


Ma tornando alla materia nostra, la lingua greca comparata e aggua-
gliata colla latina è migliore, cioè più ricca e più abbondante di lei.
Conte. Per qual cagione?
Varchi. Havendevi io detto innanzi che queste sono semplici
oppenioni mie, non occorre che voi mi dimandiate delle cagioni nè ch'io
altro vi risponda, se non che così mi pare; perché, se bene in questa vi
potrei addurre alcune, se non ragioni, autorità, tuttavia in molte altre non
mi verrebbe per avventura fatto il potere ciò fare.
Conte. Io harò caro che quando lo potrete fare il facciate, e che
per questo non mi sia tolta nè l'autorità di potervi dimandare nè la licen-
za di contrappormivi, quando voglia me ne verrà. Ma quali sono quelle
autorità che voi dicevate?
Varchi. Lucrezio, il quale volendosi scusare nel principio del suo
primo libro dice:
Nec me animi fallit Graiorum obscura reperta
Difficile illustrare latinis versibus esse
Propter [a]egestatem linguae et rerum novitatem.

Conte. Lucrezio fu innanzi a Cicerone, il quale fu quegli che
arricchì la lingua latina e le diede tanti ornamenti quanti voi diceste di
sopra; il qual Lucrezio, se fosse vivuto dopo Cicerone, non harebbe per
avventura detto così.
Varchi. Quintiliano, che nacque tanto dopo Cicerone e fu huomo
dottissimo, giudiziosissimo et eloquente molto, lasciò scritto queste
parole: iniqui iudices adversus nos sumus, ideoque sermonis paupertate
laboramus
. E in altri luoghi, quando accenna e quando dice apertamen-
te il medesimo.


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