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Empedocles - Fragmenta » Varchi, Benedetto L'Hercolano - p. 832

Varchi, Benedetto

L'Hercolano


Conte. Chi pensate voi che potesse giudicare meglio e terminare
più veramente questa lite, Quintiliano o Cicerone?
Varchi. Io so a punto dove voi volete riuscire, e questa tra le altre
fu una delle cagioni perché io rinovai di sopra la protestazione, e non
dimeno vi risponderò liberamente, dicendo Cicerone senza dubbio nessu-
no.
Conte. Ascoltate dunque queste che sono sue parole nel principio
del <primo> libro De' fini de' beni e de' mali: Sed ita sentio et saepe dis-
serui latinam linguam non modo non inopem, ut vulgo putarent, sed
locupletiorem etiam esse quam graecam
. Udite voi quello che
Cicerone dice, la lingua latina non solamente non essere povera, come
volgarmente pensavano o harebbono pensare potuto, ma più ricca ancora
che la greca?
Varchi. Odolo.
Conte. Udite anco questo altro luogo nel principio del terzo libro
della medesima opera: Etsi, quod saepe diximus, et quidem cum aliqua
querela non Graecorum modo, sed etiam meorum, qui se Graecos magis
quam nostros haberi volunt, nos non modo non vinci a Graecis verborum
copia, sed esse in ea etiam superiores
. Voi udite bene che egli, ciò è il
medesimo Cicerone, diceva spesso e disputava, ancora che in ciò non
solo i Greci si dolessero di lui, ma eziandio i Romani che tenevano la
parte de' Greci, diceva (dico) e disputava spesse volte che i Latini non
solo non erano vinti da' Greci di copia di parole, ma eziandio stavano
loro di sopra?
Varchi. Io l'odo purtroppo, ma non credo che egli dicesse da vero.


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