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Themistius - In De anima » Varchi, Benedetto L'Hercolano - p. 881

Varchi, Benedetto

L'Hercolano


si mutano e guastano ancora i versi, e così dico delle prose, eziandio che
gli accenti fussono quei medesimi, così mutandosi nel volgare gli accenti
si mutano e guastano ancora i versi, non ostante che le sillabe siano quel-
le medesime; come chi, per atto d'essempio, pronunziasse questo verso:
Guastan del mondo la più bella parte
così:
Guastan la più bella parte del mondo.
E di qui nasce che, se bene tutti i nostri principali e maggiori
versi deono haver undici sillabe, eccettuato quegli i quali avendo
l'accento acuto in su la decima n'hanno solamente dieci e quegli i quali
essendo sdruccioli n'hanno dodici, non però ogni verso che ha undici sil-
labe è necessariamente buono e misurato, perché chi pronunziasse quel verso:
Ch'a' bei princìpii volentier contrasta,
in questo modo:
Ch'a' bei prìncipi volentier contrasta,
l'harebbe guasto coll'havergli mutato solamente uno accento; e
quinci nasce ancora che si ritruovano alcuni versi i quali, se si pronun-
ziassero come giaceno, non sarebbono versi, percioché hanno bisogno
d'essere aiutati colla pronunzia, cioè esser profferiti coll'accento acuto in
quei luoghi dove fa mestiero che egli sia, ancora che ordinariamente non
vi fosse, come è questo verso di Dante:


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