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Alighieri, Dante - Divina Commedia » Varchi, Benedetto L'Hercolano - p. 905

Varchi, Benedetto

L'Hercolano


disse messer Lazzero di messer Sperone, che chi non poteva sonare il
liuto e' violoni sonasse il tamburo e le campane, così tutti quegli a cui
non bastava l'animo di venire eccellenti nella lingua latina si davano alla
volgare.
Varchi. Questa è molto peggio e assai più falsa che quella delle
due lingue, percioché...
Conte. Non seguitate più oltra, conciosia che io ho in animo di
proporvi un quesito, dove sarà necessario che mostriate quello che cono-
sco che voi volete mostrare al presente.
Varchi. Come più vi piace; io vi dirò in quello scambio come
messer Piero da Barga, mio amicissimo, aringò anch'egli pubblicamente
nello Studio di Pisa contra la lingua volgare asprissimamente e con molta
eloquenza; e tra l'altre cose, favellando del Bembo honoratissimamente,
disse sé essere tal volta d'oppenione che egli havesse confortato gli altri
a volgarmente scrivere, a fine che, abbandonate da loro le greche lettere
e le latine per dar opera alle volgari, egli solo divenisse o rimanesse
eccellente nelle latine e nelle greche; la qual cosa (che in vero sarebbe
stata più che io non potrei dire nefaria e biasimevole, sappiendo quanto
fusse lontana dagli interi, e casti, e santi costumi di tanto e tale huomo)
mostra di non credere anch'egli; e pure, seguitando gli ammaestramenti
retorici, lo disse che ognuno udì. Dirovvi ancora che messer Celio
Calcagnino ferrarese, huomo il quale, secondo che si vede, vide a' suoi
dì e scrisse assaissime cose, in un trattato che egli fece e indirizzò a mes-
ser Giovambatista Cintio della imitazione, biasima la lingua volgare
quanto può il più e quanto sa il meglio, affermando che ella si doverreb-
be con tutti gli argani e ordegni del mondo sprofondare; la qual cosa,


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