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Biblia, 2 Tim » Cerretani, Bartolomeo Dialogo della mutatione di Firenze - p. 11

Cerretani, Bartolomeo

Dialogo della mutatione


gine suo fu dagl'Arabi; el quale Pittagora con Zora, barbaro apresso li
Egiptii, cominciò e primi studi di filosofia. Da quali Egitti eron chiamati
profeti, dalli Assiri Caldei, da' Galli Druidi, da' Batriani Samenei, da'
Persi Magi, dagl'Indi Genosophisti, da' Parti Bragmani, come afferma
Aristobello peripatetico. Et volendo dire largamente il vero, non si trova
che Pittagora da' Greci o Romani mai inparassi cosa divina o humana,
ma come afferma Antiphon nel libro Delli huomini grandi, dice che Pit-
tagora se ne andò alli Egitti e Caldei et alli Arabi, dove s'aggiunse et
elesse Pherecide per maestro e precettore; il che so, Giovanni mio, che
tu hai letto in Eusebio De preparatione evangelica.
Tutte queste cose et molte altre intendemo da questo Joanni Reu-
clino, le quali sarebbono lunghe a narrarle et, apressandoci all'osterie
dove fu il nostro albergo, è necessario far fine aspettando più comodo
tempo a parlare di quello haviamo ordito nel passato giorno.
GIO.: Se vi fussi comodo, che a me sare' gratissimo et di gran conso-
latione, havendo io preparato l'allogiamento nella terra qui di Modana
in casa di messer Francesco Guicciardini governatore, al quale, oltre al
fare il debito vostro sendo cittadino della patria et in questa dignità, gli
farete piacere inpossibile se venite, et sarete benissimo alloggiati. Et per-
ché si cena tardi haremo tempo di ragionare molte cose passate, il quale
ragionamento recherà non piccolo utile come è accaduto a me del tuo,
Girolamo mio da bene, et oltre a l'utile piacere grandissimo.
GIR.: La buona compagnia e 'l fuggire il fastidio de l'osterie m'in-
clina al compiacervi, quando il compagno mio se ne contenti.
LOR.: Io ho preso tanto piacere de' ragionamenti vostri che nonché
in sì buono alloggiamento, ma io verrei ad habitare in una selva. E però
andianne, che il sole ci ha lasciati.
GIO.: Ecco il Governatore. Salute, Signor Governatore, et una felice
sera. Della felicità sarà principio la compagnia nostra la quale siamo cer-
tissimi esservi gratissima et che l'accettiate con quello animo e piacere
col quale siamo venuti a tenervi compagnia.
GOV.: Veramente se havessi fatto altrimenti haveresti errato grande-
mente, et io non manco ho bisogno d'una compagnia buona come la vo-
stra che voi dello albergo, e maxime stasera per havere in questo passato
dì trattato cose inportune e difficile, perché il mondo è sì rovinato che
non vi è più non solo chi voglia ma chi possa vivere del suo; et io sendo
qui non per altro se non che la città universale sia et si mantenga alla di-
zione della Chiesa come cosa sua, et che ciascuno de' sua cittadini et al-
tri habitatori viva del suo.


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