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Aristoteles - Ars rhetorica » Persius Flaccus, Aulus - Saturae » Cerretani, Bartolomeo Dialogo della mutatione di Firenze - p. 23

Cerretani, Bartolomeo

Dialogo della mutatione


greti di Dio, che non è lecito a parlarne a l'huomo; l'huomo chiama
chi rimane senza il lume delle profetie, o parrebb'egli che fussi suto con-
veniente che que' re antichi delli Ebrei, che perseguitorno i profeti,
quando pigliavono havessino potuto co' tormenti far dire loro e segreti
che havevono da Dio? E' sarebbe inconvenientissimo; Idio sarebbe in
potere delli huomini, e non è.
GIO.: Non, certamente.
GIR.: Adunque che fra Girolamo fussi profeta lo dimostra che quello
che ha pronuntiato ne è per insino a hoggi venuta buona parte; e se si ri-
disse, Dio gli tolse el lume della profetia, di che rimanendo ne' suoi
primi naturali non vedeva più quelle cose che egl'haveva pronuntiate,
anzi gliene pareva haver dette per sua inventione, non sendo conve-
niente con la fune e con i tormenti dicessi o si ramentassi di quello che
gli haveva fatto dire Dio.
GIO.: O e' non è così. Io tenevo dire una che è chiara et è grande,
anzi delle prime propositione che diceva assoluto et è apunto venuto il
contrario.
GIR.: Quale? Vieni avanti.
GIO.: Non disse egli, et è scritto, che lo stato popolare era fatto da
Dio, et che non poteva essere guasto, et chi tentassi guastarlo capite-
rebbe male perché Dio voleva che la sua città di Firenze vivessi a po-
polo? E che quello governo haveva a dominare, prima rihaute le sue
cose perse, come Pisa e Montepulciano, dimolte altre cose che non pen-
savano? E che molti per la bontà et iustitia di quel vivere publico, molti
havevono a venire spontaneamente a volere essere governati da tal go-
verno, et che questo saria presto, di sorte che l'havevono a vedere quelli
benché vecchi de l'età vostra? Il che non solo non è stato, ma egli è suto
tutto il contrario, et quel governo è guasto, et quelli che ne furno capi
son grandi et alti et arrichiti. Questo non si ha a credere, non è necessa-
rio disputarlo perché apertamente si vede. E tutto si fe' con l'arme in
mano, et io fui uno di quelli capi che v'intervenni et a guastare il consi-
glio et fare il parlamento et la balìa et rimandarne il gonfaloniere a casa;
et haremolo fatto prima se e mia compagni non si facevon ombra e
paura d'una moltitudine che si terrebbe legata con un filo d'accia.
GIR.: Giovanni mio, tu di' il vero, ma tu non di' cotesta prepositione
affatto del non guastarsi il governo, perché quando dice cotesto nell'e-
xordio dice in questo modo come hai detto, e più queste parole: «E se
pure lo guasterai, e che gli acadessi che tu lo guastassi et facessi un si-


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