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Aristoteles - De divinatione per somnum » Castelvetro, Lodovico Correttione del Dialogo delle lingue - p. 143

Castelvetro, Lodovico

Correttione d'alcune cose del Dialogo delle lingue di Benedetto Varchi


quelle oppositioni non furono fatte perché fossero vedute da
niuno altro che da colui a cui furono scritte et a cui bastava,
anchora che fossero meno accompagnate di ragioni o di pruo-
ve scritte, et furono in poche parole scritte, non comportando
la brevità del tempo che si scrivessero in molte, come che io
non comprenda, che altri non possa usare amphorismi et brievi
sententie in insegnare et in riprendere senza esserne biasimato.
Le quali poi divengono conclusioni o propositioni da disputa-
re, se altri ne desidera d'intendere piú pienamente la verità, sí
come sono divenute le mie oppositioni, le quali ho poi cosí a
pieno et al lungo dichiarate et confermate con ragioni et con
autorità che il Varco non le dovrebbe già reputare sententie o
risposi divini, perché mancassero di ragione o di pruova.
Hora non si contenta il Varco di farmi superbo et presontuo-
so, ma mi fa anchora maldicente, et alcuna volta di nascoso et
in guisa che non sarebbe ciò compreso da ognuno, et alcuna
volta palesemente et in guisa che è vie piú che manifesto ad
ognuno. Di nascoso adunque et oscuramente vuole fare altrui a
sapere che io dico male di messer Pietro Bembo nella Giunta
che io feci a' verbi dichiarati da lui nella particella XLV con que-
ste parole:

In Dante «Domandal tu, che piú te gli avicini, / et dolcemente sí che
parli, accolo
», intorno al quale essempio non lascio di dire che so-
leva raccontare Giovanni Stephano heremita da Ferrara, persona mo-
desta che, essendo egli capitato a Roma al tempo di papa Lione deci-
mo, truovò molte persone che gli fecero molte carezze, et tra l'altre
messer Pietro Bembo, il quale, havendo prima saputo lui dilettarsi
della Comedia di Dante, gliene domandò molte cose et di molte senza
domandare intese il parer suo, essendo esso Giovanni Stephano vago,
sí come giovane in quella stagione, d'apparere et di rendersi gratioso
ad un cosí valenthuomo et tanto caro al papa. Hora tra gli altri luoghi
male intesi dagli altri che egli dichiarò della Comedia di Dante si fu


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