Castelvetro, Lodovico
Correttione d'alcune cose del Dialogo delle lingue di Benedetto Varchi
Bastivi sapere che tutti gli altri scrittori si maneggiano intorno ad una
maniera e parte sola dell'eloquenza, dove i poeti, come n'afferma
Aristotele, si maneggiano semplicemente d'intorno a tutte.
La qual cosa non dice Aristotele.
Appone anchora ad Aristotele che chiami i poeti divini, la
poesia cosa divina (123.35), dicendo:
Anco vi doverreste ricordare che i poeti sono non solamente da Ari-
stotile, ma eziandio da Platone chiamati divini, e la poesia cosa divina.
Il che non fa Aristotele, anchora che adorni Homero del titolo
di divino, ma per altro che per essere simplicemente poeta.
Appone a Pietro Bembo che faccia mentione della particella
gnene, dicendo:
Il medesimo dice il Bembo della particella ne, come gnene.
La qual cosa č falsa.
Appone a Mosč che dica che messer domenedio desse il lin-
guaggio all'huomo tosto che egli l'hebbe formato (42.9), dicen-
do:
Il primo linguaggio del mondo fu quello del primo huomo, cioč d'A-
damo, lo quale gli diede messer domenedio tosto che egli l'hebbe for-
mato.
La qual cosa quanto sia lontana dalla mente di Mosč, leggasi il
secondo capo della Generatione, dove sono queste parole:
Formaverat ergo dominus deus ex terra omnem bestiam agri et omne
volatile coeli et adduxerat ad Adam, ut videret quomodo vocaret il-
lud, et omne quod vocaret illi homo (illi inquam) animae viventi
est nomen eius. Indidit ergo homo nomina cuique iumento et volatili
coeli, omnique bestiae agri.
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