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Plato - Epinomis » Castelvetro, Lodovico Correttione del Dialogo delle lingue - p. 125

Castelvetro, Lodovico

Correttione d'alcune cose del Dialogo delle lingue di Benedetto Varchi


significati si possa prendere la particella ne, il che non era il
punto della nostra disputa, nella quale dichiaratione commette
alcuni errori, quantunque si creda esserne un buon dichiarato-
re, sí come anchora dimostreremo.


[xvi]
Ultimamente, havendo io scritto nella mia risposta che

io non posso comprendere che voglia il Caro conchiudere, dicendo
che Alcibiade afferma appresso Platone d'havere imparato dal vulgo
di ben parlare et che Socrate appruova il vulgo per buon maestro et
per laudabile in questa dottrina, soggiungendo anchora che, a volere
dottrinare alcuno in questa parte, bisogna mandarlo ad imparare dal
popolo, posto che fosse vero che queste cose tutte si dicessero appo
Platone, percioché Alcibiade non afferma presso Platone d'havere
imparato dal vulgo di ben parlare, ma solamente d'havere imparato di
parlar greco, usando la voce ἑλληνίζειν, et Socrate appruova il vulgo
per maestro buono et per laudabile in questa dottrina, cioè del favel-
lar greco et del nominar le cose col nome greco nella guisa che impa-
ra la lingua da un'altra natione chi usa et habita nel paese con esso lei,
cosí come per cagione d'essempio Thucidide scrive che gli Amphilo-
ci impararon di favellar greco dagli Ambracioti, habitando et dimo-
rando con esso loro in Argo, usando egli la voce ἑλληνίζειν in dimo-
strar ciò secondo che l'usa Platone, non posso comprendere dico, che
voglia egli perciò concludere, conciosiacosa che non si disputa al pre-
sente se il vulgo sia buono o reo maestro del bel parlare, ma se le pa-
role forestiere per corpi et per accidenti debbano haver luogo in can-
zone nobile, le quali né intende né usa il vulgo,


hora risponde il Varco che è manifestissimo et per la materia


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