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Ovidius Naso, Publius - Tristia » Galilei, Galileo Il Saggiatore - p. 239

Galilei, Galileo

Il Saggiatore


non dissero, ma dissero che in tutto non si vedeva cometa: segno
evidente, la generazion d'ambedue esser l'istessa. Ma detto o non
detto che ciò sia da gli antichi, vien messo in considerazione adesso
dal Sig. Mario con assai sensate ragioni di dubitare, le quali devono
esser ponderate, come pure fa ancora l'istesso Sarsi; e noi a suo
luogo anderemo considerando quanto egli ne scrive.
10. Intanto segua V. S. Illustrissima di leggere: Eadem prorsus ra-
tione <respondendum mihi est ad ea quae argumento ex
motu desumpto obiiciuntur. Nos enim ex eo, quod loca cometae singulis diebus
respondentia in plano, ad modum horologii, descripta in una recta linea reperi-
rentur, motum illum in circulo maximo fuisse necessario inferebamus: obiicit
autem Galilaeus, «non deduci id necessario; quia, si incessus cometae revera in
linea recta fuisset, sic etiam loca ipsius, ad modum horologii descripta, lineam
rectam constituissent; non tamen fuisset motus hic in circulo maximo
». Sed
quamvis verissimum sit, motum etiam per lineam rectam repraesentari debuisse
rectum; cum tamen adversus eos lis esset, qui vel de cometae motu circulari
nihil ambigerent, vel quibus rectus hic motus nunquam venisset in mentem,
hoc est contra Anaxagoram, Pythagoraeos, Hippocratem et Aristotelem, atque illud
tantum quaereretur, an cometes, qui in orbem agi credebatur, maiores an potius
minores lustraret orbes; non inepte, sed prorsus necessario, ex motu in linea
recta apparente inferebatur circulus ex motu descriptus maximus fuisse: nemo
enim adhuc motum hunc rectum et perpendicularem invexerat. Quamvis enim
Keplerus ante Galilaeum, in appendicula de motu cometarum, per lineas rectas
eundem motum explicare contendat, ille tamen nihilominus vidit, in quales sese
difficultates indueret: quare neque ad Terram perpendicularem esse voluit motum
hunc, sed transversum; neque aequalem, sed in principio ac fine remissiorem,
celerrimum in medio; eumque praeterea fulciendum Terrae ipsius motu circulari
existimavit, ut omnia cometarum phoenomena explicaret; quae nobis catholicis
nulla ratione permittuntur. Ego igitur opinionem illam, quam pie ac sancte tueri
non liceret, pro nulla habendam duxeram. Quod si postea, paucis mutatis,
motum hunc rectum cometis tribuendum putavit Galilaeus, id, quam non recte
praestiterit inferius singillatim mihi ostendendum erit. Intelligat interim, nihil nos
contra logicae praecepta peccasse, dum ex motu in linea recta apparente orbis
maximi partem eodem descriptam fuisse deduximus. Quid enim opus fuerat motum
illum rectum et perpendicularem excludere, quem in cometis> nusquam reperiri constabat?

Aveva il Sig. Guiducci, con quell'onestissimo fine d'agevolar la
strada agli studiosi del vero, messo in considerazione l'equivoco che
prendevano quegli che, dall'apparir la cometa mossa per linea retta,
argumentavano il movimento suo esser per cerchio massimo, avver-
tendogli che, se bene era vero che il moto per cerchio massimo sempre
appariva retto, non era però necessariamente vero il converso, cioè
che il moto che apparisse retto fusse per cerchio massimo, come ve-
nivano ad aver supposto quegli che dall'apparente moto retto infe-
rivano, la cometa muoversi per cerchio massimo: tra i quali era stato
il P. Grassi, il quale, forse quietandosi nell'autorità di Ticone, che
prima aveva equivocato, trapassò quello che forse non avrebbe pas-
sato quando non avesse avuto tal precursore; il che rende assai scu-
sabile appresso di me il piccolo errore del Padre, il quale credo anco
che dell'avvertimento del Sig. Mario abbia fatto capitale e tenuto-
gliene buon grado. Vien ora il Sarsi, e continuando nel suo già im-
presso affetto, s'ingegna di far apparir l'avvertimento innavvertenza
e poca considerazione, credendo in cotal guisa salvar il suo Maestro:
ma a me pare che ne segua contrario effetto (quando però il Padre
prestasse il suo assenso alle scuse e difese del Sarsi), e che per ischi-
vare un error solo, incorrerebbe in molti.
E prima, seguitando il Sarsi di reputar vano e superfluo l'avvertir
quelle cose che né esso né altri ha avvertite, dice che, disputando il
suo Maestro con Aristotile e con Pittagorici, che mai non avevano
introdotto per le comete movimento retto, fuor del caso sarebbe stato
ch'avesse tentato di rimuoverlo. Ma se noi ben considereremo, questa
scusa non solleva punto il Padre: perché non avendo mai li mede-
simi avversari introdotto per le comete il moto per cerchi minori,
altrettanto resta superfluo il dimostrar ch'elle si muovono per cerchi
massimi. Bisogna dunque al Sarsi, o trovar che quegli antichi abbiano


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