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Gellius, Aulus - Noctes Atticae » Galilei, Galileo Il Saggiatore - p. 269

Galilei, Galileo

Il Saggiatore


Io domando al Sarsi, onde avvenga che le canne dell'organo non
suonan tutte all'unisono, ma altre rendono il tuono più grave ed
altre meno? Dirà egli forse, ciò derivare perch'elle sieno di materie
diverse? certo no, essendo tutte di piombo: ma suonano diverse note
perché sono di diverse grandezze, e quanto alla materia, ella non ha
parte alcuna nella forma del suono: perché si faran canne, altre di
legno, altre di stagno, altre di piombo, altre d'argento ed altre di
carta, e soneran tutte l'unisono; il che avverrà quando le loro lun-
ghezze e larghezze sieno eguali: ed all'incontro coll'istessa materia
in numero, cioè colle medesime quattro libre di piombo, figurandolo
or in maggiore or in minor vaso, ne formerò diverse note: sì che,
per quanto appartiene al produr suono, diversi sono gli strumenti
che ànno diversa grandezza, e non quelli che ànno diversa materia.
Ora, se disfacendo una canna se ne rigetterà del medesimo piombo
un'altra più lunga, ed in conseguenza di tuono più grave, sarà il
Sarsi renitente a dir che questa sia una canna diversa dalla prima?
voglio creder di no. Ma se altri trovasse modo di formar la seconda
più lunga senza disfar la prima, non sarebbe l'istesso? certo sì. Ma
il modo sarà col farla di due pezzi e ch'uno entri nell'altro, perché
così si potrà allungare e scorciare, ed in somma farla all'arbitrio
nostro divenir canne diverse, per quello che si ricerca al formar di-
verse note; e tale è la struttura del trombone. Le corde dell'arpe,
ben che sieno tutte della medesima materia, rendon suoni differenti,
perché sono di diverse lunghezze: ma quel che fanno molte di que-
ste, lo fa una sola nel liuto, mentre che col tasteggiare si cava il
suono ora da tutta ora da una parte, ch'è l'istesso che allungarla
e scorciarla, ed in somma trasmutarla, per quanto appartiene alla
produzzion del suono, in corde differenti: e l'istesso si può dire della
canna della gola, la qual, col variar lunghezza e larghezza, accommo-
dandosi a formar varie voci, può senza errore dirsi ch'ella diventi
canne diverse. Così, e non altrimenti (perché il maggiore o minor
ricrescimento non consiste nella materia del telescopio, ma nella figura,
sì che il più lungo mostra maggiore), quando, ritenendo l'istessa ma-
teria, si muterà l'intervallo tra vetro e vetro, si verranno a costituire
strumenti diversi.
16. Or sentiamo l'altro sillogismo che forma il Sarsi: Sed videat Ga-
lilaeus<, quam non contentiose agam: aliud sit instrumentum
tubus nunc productior, nunc contractior; iterum, paucis mutatis, idem argumen-
tum conficiam. Quaecumque diverso instrumento spectari postulant, diversum
etiam ex instrumento capiunt incrementum; sed propinqua et remota diverso
instrumento spectari postulant; diversum igitur propinqua et remota ex instru-
mento capient incrementum. Maior iterum ac minor ipsius est; eiusdem sit et
consequentia necesse est. Quibus rebus expositis, satis docuisse videor, nihil nos
hactenus a veritate, neque a Galilaeo quidem, alienum pronunciasse, cum diximus,
hoc instrumento minus remota augeri quam propinqua, cum, natura etiam sua, ad
illa spectanda contrahi, ad haec vero produci, postulet: dici tamen non inepte
poterit, idem quidem esse instrumentum,> diverso tamen modo usurpatum
.


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