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Bernardus Claraevallensis - In Natali S. Benedicti » Galilei, Galileo Il Saggiatore - p. 276

Galilei, Galileo

Il Saggiatore


E finalmente, professando il Sarsi d'esser molto esatto logico,
non so perché nella division de' corpi luminosi che s'irraggiano più
o meno, e che in conseguenza, veduti col telescopio, ricevono ingran-
dimento minore o maggiore, ei non abbia registrati i nostri lumi
elementari; avvenga che le candele, le fiaccole ardenti vedute in qual-
che distanza, e qualunque sassetto, legnuzzo o altro piccolo corpi-
cello, insin le foglie dell'erbe e le stille della rugiada percosse dal
Sole, risplendono, e da certe vedute s'irraggiano al pari di qualun-
que più folgorante stella, e viste col telescopio osservano nell'in-
grandimento l'istesso tenore che le stelle: perloché cessa del tutto
quell'aiuto di costa ch'altri si era promesso dal telescopio, per condur
la cometa in cielo e rimuoverla dalla sfera elementare. Cessi pertanto
ancora il Sarsi dal pensiero di poter sollevare il suo Maestro, e sia
certo che per voler sostenere un errore è forza di commetterne cento,
e, quel ch'è peggio, restar in ultimo a piedi. Vorrei anco pregarlo
ch'ei cessasse di replicar, com'egli pur fa nel fine di questa parte,
che queste sue sieno mie dottrine, perch'io né scrissi mai tali cose,
né le dissi, né le pensai. E tanto basti intorno al primo essame.
19. Ora passiamo al secondo. Quamvis ad hanc usque diem <nemo cometam omni ex parte inania inter
spectra numerandum dixerit, ex quo fieret ut necesse non haberemus
illum ab hoc inanitatis crimine liberare, quia tamen Galilaeus aliam
inire viam explicandi cometae satius sapientiusque duxit, par est in novo hoc
illius invento diligentius expendendo commorari.
Duo sunt quae ille excogitavit: alterum substantiam, alterum vero motum
cometae spectat. Quod ad prius attinet, ait lumen hoc ex eorum genere
esse, quae, per alterius luminis refractionem ostentata verius quam facta, umbrae
potius luminosorum corporum quam luminosa corpora dicenda videntur; qualia
sunt irides, coronae, parelia, aliaque hoc genus multa. Quod vero spectat ad
posterius, affirmat, motum cometarum rectum semper fuisse ac
Terrae superficiei perpendicularem: quibus in medium prolatis, aliorum facile
sententias se labefacturum existimavit. Nos, quantum hisce opinionibus tribuen-
dum sit, paucis in praesentia ac sine ullo verborum fuco (quando satis sibi ornata
est, vel nuda, veritas) videamus: et quamquam perdifficile est duo haec dicta
complecti singillatim, cum adeo inter se connexa sint ut alterum ab altero pen-
dere ac mutuam sibi adiumenti vicem rependere videantur, curabimus tamen ne
quid iacturae lectoribus hinc existat.
Quare contra primum Galilaei dictum affirmo, cometam inane lucis figmentum,
spectantium oculis illudens, non fuisse: quod nullo alio egere argumento apud
eum existimo, qui vel semel cometam ipsum tum nudis oculis tum optico tubo
inspexerit. Satis enim vel ex ipso aspectu se se huius natura luminis prodebat,
ut ex verissimorum collatione luminum iudicare facile quivis posset, fictumne
esset an verum quod cerneret. Sane Tycho, dum Thaddaei Hagecii observa-
tiones examinat, haec ex eiusdem epistola profert: «Corpus cometae iis diebus
magnitudine Iovis ac Veneris stellam adaequasse, et luce nitida ac splendore
eximio eoque eleganti et venusto praeditum fuisse, et puriorem eius substan-
tiam apparuisse quam ut pure elementaribus materiis quadraret, sed potius
caelestibus illis corporibus analogam extitisse
». Quibus postea haec Tycho sub-
dit: «Atque in hoc sane rectissime sensit Thaddaeus, et vel inde etiam non
obscure concludere potuisset, minime
>
elementarem fuisse hunc cometam<»>
.
Di sopra il Sarsi s'andò figurando arbitrariamente i principii ed
i mezi accommodati alle conclusioni ch'egli intendeva di dimostrare;
adesso mi par ch'ei si vada figurando conclusioni, per oppugnarle
comepensieri del Sig. Mario e miei, molto diverse, o almeno molto
diversamente prese, da quello che nel Discorso del Sig. Mario son
portate. Imperocché, che la cometa sia senz'altro un simulacro vano
ed una semplice apparenza, non è mai risolutamente stato affermato,
ma solo messo in dubbio e promosso alla considerazion de' filosofi con
quelle ragioni e conghietture che par che possano persuadere che
così possa essere. Ecco le parole del Sig. Mario in questo proposito:
«Io non dico risolutamente che la cometa si faccia in tal modo, ma dico
bene che, come di questo, così son dubbio degli altri modi assegnati dagli
altri autori; i quali se pretenderanno d'indubitatamente stabilir lor parere,
saranno in obligo di mostrar questa e tutte l'altre posizioni vane e fal-
laci». Con simil diversità porta il Sarsi che noi con risolutezza ab-
biamo affermato, il moto della cometa dover necessariamente esser
retto e perpendicolare alla superficie terrestre: cosa che non si è pro-


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