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Empedocles - Fragmenta » Galilei, Galileo Il Saggiatore - p. 277

Galilei, Galileo

Il Saggiatore


posta in cotal forma, ma solo s'è messo in considerazione come que-
sto più semplicemente, e più conforme all'apparenze, soddisfaceva
alle mutazioni osservate in essa cometa; e tal pensiero vien tanto
temperatamente proposto dal Sig. Mario, che nell'ultimo dice queste
parole: «Però a noi conviene contentarci di quel poco che possiamo con-
ghietturar così tra l'ombre». Ma il Sarsi ha voluto rappresentar que-
ste opinioni tanto più fermamente esser da me state credute, quanto
egli si è immaginato di poterle con più efficaci mezi annichilare;
il che se gli sarà venuto fatto, io gliene terrò obligo, perché per
l'avvenire avrò a pensare a una opinion di manco, qualunque volta
mi venga in pensiero di filosofar sopra tal materia. In tanto, per-
ché mi pare che pur ancora resti qualche poco di vivo nelle conghiet-
ture del Sig. Mario, anderò facendo alcuna considerazione intorno al
momento delle opposizioni del Sarsi.
Il quale, venendo con gran risolutezza ad oppugnar la prima con-
clusione, dice che a chi avesse pur una sola volta rimirata la co-
meta, di nissun altro argomento gli sarebbe stato di mestieri per
conoscer la natura di cotal lume; il quale, paragonato cogli altri
lumi verissimi, pur troppo apertamente mostrava sé esser vero, e
non finto. Sì che, come vede V. S. Illustrissima, il Sarsi confida tanto
nel senso della vista, che stima impossibil cosa restar ingannato, tut-
tavolta che si possa far parallelo tra un oggetto finto ed un reale.
Io confesso di non aver la facoltà distintiva tanto perfetta, ma d'es-
ser come quella scimia che crede fermamente veder nello specchio
un'altra bertuccia, né prima conosce il suo errore, che quattro o sei
volte non sia corsa dietro allo specchio per prenderla: tanto se le
rappresenta quel simulacro vivo e vero. E supposto che quegli che
il Sarsi vede nello specchio non sieno uomini veri e reali, ma vani
simulacri, come quelli che ci veggiamo noi altri, grande curiosità
avrei di sapere, quali sieno quelle visuali differenze per le quali tanto
speditamente distingue il vero dal finto. Io, quanto a me, mi sono
mille volte ritrovato in qualche stanza a finestre serrate, e per qual-
che piccol foro veduto un poco di reflession di Sole fatta da un altro
muro opposto, e giudicatola, quanto alla vista, una stella non men
lucida della Canicola e di Venere. E caminando in campagna con-
tro al Sole, in quante migliaia di pagliuzze, di sassetti, un poco
lisci o bagnati, si vedrà la reflession del Sole in aspetto di stelle splen-


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