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Biblia, 2 Tim » Galilei, Galileo Il Saggiatore - p. 294

Galilei, Galileo

Il Saggiatore


le medesime, secondo che più e più declinano verso l'orizonte, ed in
conseguenza più e più obliquamente segano co' raggi loro la detta
superficie, più e più gli rifrangono, e con fallacia maggiore ci mo-
strano il sito loro. L'avvertisca poi, che per essere il termine di
questa materia non molto alto, onde la sfera vaporosa non è molto
maggiore del globo terrestre, nella cui superficie siamo noi, l'inci-
denza de' raggi che vengono da' punti vicini all'orizonte è molto
obliqua: la qual obliquità si farebbe sempre minore, quanto più la
superficie de' vapori si sublimasse in alto; sì che, quando ella s'ele-
vasse tanto che nella sua lontananza comprendesse molti semidiametri
della Terra, i raggi che da qualsivoglia punto del cielo venissero a
noi, pochissimo obliquamente potrebbon segar la detta superficie, ma
sarebbon come se tendessero al centro della sfera, ch'è quanto a dire
che fussero perpendicolari alla sua superficie. Ora, perché il Sarsi
colloca la cometa alta assai più che la Luna, ne' vapori che in tanta
altezza fussero distesi, niuna sensibile refrazzione far si dovrebbe, ed
in conseguenza niuna sensibile apparenza di diversità di sito nelle
stelle fisse. Non occorre dunque che 'l Sarsi assottigli altrimenti cotali
vapori per iscusar la mancanza di refrazzione, e molto meno che per tal
rispetto gli rimuova del tutto. In questo medesimo errore sono incorsi
alcuni, mentre si sono persuasi di poter mostrare, la sostanza celeste
non differir dalla prossima elementare, né potersi dare quella molti-
plicità d'orbi, avvenga che, quando ciò fusse, gran diversità caderebbe
negli apparenti luoghi delle stelle mediante le refrazzioni fatte in
tanti diafani differenti: il qual discorso è vano, perché la grandezza
di essi orbi, quando ben tutti fussero diafani tra loro diversissimi,
non permetterebbe alcuna refrazzione agli occhi nostri, come riposti
nell'istesso centro di essi orbi.
23. Or passiamo al terzo argomento. Asserit praeterea Galilaeus<, cometae materiam non differre a materia illorum
corpusculorum quae circa Solem certa conversione moventur, ac vulgo solares
maculae nominantur. Non abnuo; quin illud etiam addo, eo tempore quo visus
est cometa nullam per mensem integrum in Sole maculam inspectam, perque
raro postea in eodem sordes huiusmodi observatas; ut non immerito poëta-
rum aliquis hinc arripere occasionem ludendi possit, per eos forte dies Solem
solito diligentius os lucidissimum aqua proluisse, cuius per caelum dispersis lo-
turae reliquiis cometam ipse conformaverit, miratusque sit postea clarius multo
sordes suas fulgere quam stellas. Sed quid ego etiam nunc poëticas consector
nugas? Ad me redeo. Sit ergo eadem cometae et solarium, ut ita loquar, vario-
larum materia: cum igitur haec, cometam paritura, recto ac perpendiculari sur-
sum semper feratur motu, quid illud postea est quod eam circa Solem in orbem
agit, cogitque perpetuo, dum Solis vultum maculis illis deturpat, eamdem in
partem per lineas eclipticae parallelas circumvolvi? Si enim levium natura
est sursum tantummodo ferri, quid ergo vapor unus atque idem modo recta
sursum agitur, modo in orbem certis adeo legibus rotatur? Ac si forte quis dixerit,
hunc quidem vi sua summa semper rectissimo cursu petere, at, ubi propius ad
Solem accesserit, eius nutibus obsequentem eo moveri, quo regia domini virtus
annuerit, mirabor profecto, dum reliqua corpora, eadem materia constantia, avide
adeo Solem complectuntur, unum cometam, proximum Soli natum, illud votis
omnibus optasse, ut a Sole abesset quam longissime, maluisseque gelidos inter
Triones obscuro loco extingui, quam, cum posset, Solis inter radios Soli ipsi, obiectu
corporis sui, tenebras offundere. Sed haec physica potius sunt>
quam mathematica
.
Séguita il Sarsi, come altra volta di sopra notai, d'andarsi for-
mando conclusioni di suo arbitrio ed attribuirle al Sig. Mario ed a
me, per confutarle ed in questa guisa farci autori d'opinioni assurde
e false. Il Sig. Mario per essemplificare come non è impossibile che
materie tenui e sottili si sollevino assai da Terra, disse di quella
boreale aurora; ma il Sarsi volse ch'egli intendesse anco, questa
medesima esser la materia della cometa. Quindi a poco, non con-


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