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Ovidius Naso, Publius - Tristia » Galilei, Galileo Il Saggiatore - p. 300

Galilei, Galileo

Il Saggiatore


mente sopra il piano nel quale essa superficie si distendesse; perché
allora, nel girare il triangolo IDA intorno all'asse IH, il punto A
anderebbe terminando continuamente in essa superficie e descriven-
dovi una circonferenza di cerchio: ché quando la superficie detta
fusse esposta all'occhio obliquamente, l'angolo A non la tocche-
rebbe se non in un sol punto, e nel girar del triangolo il medesimo
angolo A o penetrerebbe oltre ad essa superficie, o non v'arrive-
rebbe. Ed in somma, a voler che la cometa apparisse circolare, biso-
gnerebbe che la superficie dov'ella si genera fusse piana ed esposta
direttamente alla linea che passa per li centri dell'occhio e del Sole;
la qual costituzione non può mai accadere se non nella diametrale
opposizione o vero nella linear congiunzione de' vapori e del Sole:
e però l'iride si vede sempre opposta, l'alone o la corona sempre
congiunti al Sole, onde appariscono circolari; ma delle comete non
so che se ne sien mai vedute né in opposizione né in congiunzione
al Sole. Se al Sarsi, nello scrivere la sua dimostrazione, fusse una
volta passato per la fantasia di chiamar quella materia ch'ei si figura
intorno al punto A, non vapori, ma acqua del mare, ei si sarebbe
accorto che 'l suo argomento avrebbe nel modo stesso e coll'istesse
parole concluso che la reflessione nel mare di necessità si deve distender
per linea circolare; dal che poi mercé del senso, che mostra il con-
trario, avrebbe scoperta la fallacia del suo sillogismo.
26. Or sentiamo l'argomento sesto: Sed placet <ex ipsius etiam Galilaei verbis hoc idem confirmare. Ait enim
ipse, quod etiam fortasse verissimum est, spectra huiusmodi et vana simulacra
eam in parallaxi legem servare, quam servat luminosuin illud corpus a quo pro-
veniunt; ita, si qua illorum Lunae effecta fuerint, haec parem cum Luna paral-
laxim pati; quae vero a Sole fiunt, eamdem cum Sole aspectus diversitatem
sortiri. Praeterea, dum adversus Aristotelem disputat et argumentum ex paral-
laxi ductum assumit, haec habet: «Denique cometam ignem esse, ac sublunarem
asserere, omnino impossibile est; cum obstet parallaxis exiguitas, tot insignium
astronomorum solertissima inquisitione observata
». Ex quibus ita rem confi-
cio. Auctore Galilaeo, quaecumque mere apparentia a Sole producuntur, illam
eamdem patiuntur parallaxim quam patitur Sol; sed cometa non passus est
eamdem parallaxim quam Sol patitur: ergo cometa non est apparens quid a
Sole productum. Si quis autem de minori huius argumenti propositione ambigat,
Tychonis observationes cum observationibus aliorum conferat, dum agunt de co-
meta anni 1577: ipse certe Tycho ex suis observationibus illud tandem deducit,
demonstratam nimirum distantiam cometae a centro Terrae die 13 Novembris
fuisse semidiametrorum eiusdem Terrae 211 tantum, cum Sol ab eodem centro
ponatur distare semidiametris saltem 1150, Luna vero semidiametris 60. De hoc
vero nostro, si quis eas observationes inter se contulerit quas in Disputatione
ab uno ex Patribus habita edidit in lucem Magister meus, satis illi inde con-
stabit huius propositionis veritas; nam fere semper longe maiorem cometae pa-
rallaxim inveniet, quam Solis. Neque observationes huiusmodi Galilaeo suspectae
esse nunc possunt, cum easdem summorum astronomorum opera exquisitissime
ad astronomiae calculos castigatas> testatus sit
.
Che il Sig. Mario ed io abbiamo mai scritto o detto che i simu-
lacri prodotti dal Sole ritengano la medesima paralasse che quello
(come il Sarsi in questo luogo afferma per fondamento del suo sillo-
gismo), è del tutto falso; anzi il Sig. Mario, dopo aver nominati e
considerati molti di tali simulacri, soggiugne così: «E avvenga che
de' sopranominati simulacri in alcuni la paralasse sia nulla, ed in altri
operi molto diversamente da quello ch'ella fa negli oggetti reali». Non
si trova nella scrittura del Sig. Mario ch'egli affermi, la paralasse
esser l'istessa che quella del Sole o della Luna, se non nell'alone;
negli altri, ed anco nell'istessa iride, vien posta diversa. Falsa dunque
è la prima proposizion del sillogismo. Or veggiamo quanto sia vera
la seconda e quanto concludente, posto anco che la paralasse di
tutti i simulacri vani dovesse essere eguale a quella del Sole.


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