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Vergilius Maro, Publius - Aeneis » Galilei, Galileo Il Saggiatore - p. 302

Galilei, Galileo

Il Saggiatore


sono. Furon chiamate esatte e sufficienti a confutar l'opinione di
Aristotile, mentr'egli voleva che la cometa fusse oggetto reale e vi-
cinissimo alla Terra. E non sapete che il vostro Maestro stesso di-
mostra che il solo intervallo tra Roma ed Anversa in un oggetto
reale che fusse anco sopra la suprema region dell'aria, può cagionar
paralasse maggiore di 50, di 60, di 100 ed anco di 140 gradi? E se
questo è, non si potranno elleno chiamar osservazioni esatte e po-
tenti quelle che, essendo tutte minori d'un grado solo, differiscono
tra di loro di pochi minuti?
27. Or legga V. S. Illustrissima l'ultimo argumento. Denique neque
illud omittendum<, quod vel unum, homini veritatis potius inve-
stigandae quam altercandi cupido, satis id quod agimus persuadere possit. Expe-
rimur enim quotidie, ea omnia quibus certa ac stabilis species non est, sed vana
colorum ac lucis imagine hominum illudunt oculis, angustissimis vitae spatiis
finiri, brevissimo etiam temporis intervallo varias sese in formas mutare; modo
extingui, modo iterum accendi; nunc pallescere, nunc ardentiori luce micare;
partes illorum nunc interrumpi, nunc iterum coalescere; nunquam denique eadem
diu specie apparere: quae omnia si cum cometae stabili motu aspectuque confe-
rantur, ostendent quanta demum inter illum atque huiusmodi vanas imagines
morum ac naturae discordia sit. Quare si nihil plane reperias in quo se illis
cometa similem probet, cur non potius nullam cum iisdem naturae affinitatem
aut cognationem habere dixeris? Dixerunt enimvero philosophorum antiquissimi
atque optimi, dixerunt recentiorum eruditissimi; unus nunc Galilaeus illis repu-
gnat; at Galilaeo, nisi fallor,> repugnare veritas videtur
.
Il qual argomento egli stima tanto, che gli par ch'esso solo possa
esser bastante a persuader l'intento suo: tuttavia io non ci scorgo
efficacia che mi persuada, mentr'io considero che, nel produr questi
vani simulacri, v'interviene il Sole com'efficiente, e le nuvole e va-
pori o altre cose come materia; e perché l'efficiente è perpetuo,
quando non mancasse dalla materia, e l'iride e l'alone ed i parelii
e tutte l'altre apparenze sarebbono perpetue; la breve, dunque, o
lunga durazione dalla stabilità e posizion della materia si deve atten-
dere. Or qual ragione ci dissuade, poter esser sopra le regioni ele-
mentari alcuna materia di più lunga durazione delle nubi, della ca-
ligine, della pioggia cadente in minute stille, o d'altre materie
elementari, sì che la reflessione o refrazzion del Sole fatta in quelle
ci si mostri più lungamente dell'iride, de' parelii, dell'alone? Ma
senza partirsi da' nostri elementi, l'aurora, ch'è una refrazzion de' raggi
solari nella region vaporosa, e le reflessioni nella superficie del mare
non son elleno apparenze perpetue, sì che se il riguardante, il Sole, i
vapori e la superficie del mare stessero sempre nella medesima disposi-
zione, perpetuamente si vederebbe l'aurora e la striscia splendida nel-
l'acqua? In oltre, dalla minore o maggior durazione poco concluden-
temente s'inferisce un'essenzial differenza; anzi delle comete stesse,
senza cercar altre materie, se ne son vedute alcune durare 90 e più
giorni, ed altre dissolversi il quarto ed anco il terzo. E perché si è
osservato, le più diuturne mostrarsi, anco nel lor primo apparire,
assai maggiori dell'altre, chi sa che non ve ne sieno, ed anco fre-
quentemente, di quelle che durino non solamente pochi giorni, ma
anco non molte ore, ma che per la lor piccolezza non vengano facil-


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