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Biblia, Ps » Berlinghieri, Francesco - Geographia » Galilei, Galileo Il Saggiatore - p. 303

Galilei, Galileo

Il Saggiatore


mente osservate? E per concluderla, che nel luogo dove si formano
le comete vi sia materia atta nata a conservarsi più della nuvola e
della caligine elementare, l'istesse comete ce n'assicurano, producen-
dosi di materia o in materia non celeste ed eterna, né anco che ne-
cessariamente in brevissimi tempi si dissolva, sì che il dubbio resta
ancora, se quello che si produce in detta materia sia una pura e sem-
plice reflession di lume, ed in conseguenza uno apparente simulacro,
o pure se sia altra cosa fissa e reale. E per tanto niuna cosa con-
clude l'argomento del Sig. Sarsi, né concluderà, s'egli prima non
dimostra che la materia cometaria non sia atta a reflettere o rifran-
gere il lume solare, perché, quanto all'esser atta a durar molti giorni,
la durazion delle medesime comete ce ne rende più che certi.
28. Or passiamo alla seconda questione di questo secondo essame.
Venio nunc ad motum<: quem rectum fuisse Galilaeus asserit, ego tamen diserte
nego. Ea primum ratio hoc mihi persuadet ut faciam, quam ipse solvere vel
nescire se vel non audere, ingenue profitetur: illa enim ratio adeo aperta est,
adeoque ad hunc motum dissuadendum efficax, ut, cum forte id maxime vellet,
dissimulare tamen eam non potuerit. «Si enim (verba eius sunt) solus hic
motus cometae tribuatur, explicari non potest, qui factum sit ut non ad ver-
ticem solum magis ac magis accesserit, sed ulterius ad polum usque perve-
nerit: quare vel praeclarum hoc inventum abiiciendum, quod sane haud
sciam, vel motus alius addendus, quod non ausim
». Ubi mirandum sane
est, hominem apertum ac minime meticulosum repentino adeo timore corripi, ut
conceptum sermonem proferre non audeat. Ego vero non is sum,> qui divinare norim
.
E qui, prima ch'io proceda più avanti, non posso far ch'io non
mi risenta alquanto col Sarsi della non punto meritata imputazione
ch'egli m'attribuisce di dissimulatore, essendo cotal nota lontanis-
sima dalla profession mia, la qual è di liberamente confessare, come
sempre ho fatto, di ritrovarmi abbagliato e quasi del tutto cieco nel
penetrare i secreti di natura, ma ben d'esser desiderosissimo di con-
seguir qualche piccola cognizione d'alcuno di essi, alla quale inten-
zione niun'altra cosa è più contraria che la finzione o dissimula-
zione. Il Sig. Mario nella sua scrittura mai non ha finto cosa alcuna,
né ha avuto di mestieri di fingerla, poi che, quanto egli di nuovo ha
proposto, l'ha portato sempre dubitativamente e conghietturalmente,
né ha cercato di fare ad altri tener per certo e sicuro quello ch'egli
ed io per dubbio, ed al più per probabile, abbiamo arrecato ed
esposto alla considerazion de' più intelligenti di noi, per trarne, co 'l
loro aiuto, o la confermazione di alcuna conclusion vera, o la totale
esclusion delle false. Ma se la scrittura del Sig. Mario è schietta e sin-
cera, ben altrettanto è piena di simulazioni la vostra, Sig. Lottario;
poi che, per farvi strada alle oppugnazioni, delle 10 volte le 9 fingete
di non intendere quel che ha scritto il Sig. Mario, e dandogli sensi
molto lontani dall'intenzion di quello, e spesso aggiungendovi o le-
vandone, preparate ad arbitrio vostro la materia, onde il lettore,
prestando fede a quanto voi producete poi in contrario, resti in con-
cetto che noi abbiamo scritte gran semplicità, e che voi acutamente


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